In Italia, nell’ultimo anno, ogni tre giorni è stata ammazzata una donna. È quanto emerge dal dossier annuale del Viminale, che rileva come, tra il primo agosto 2021 e il 31 luglio 2022, nel nostro Paese siano state uccise 125 donne, in aumento rispetto alla precedente rilevazione.
Nello stesso lasso di tempo, sono state registrate anche 15.817 denunce per stalking, oltre a 3.100 ammonimenti del questore e 361 allontanamenti per lo stesso reato. Numeri che mostrano quanto sia ancora radicata, nel nostro Paese, la piaga della violenza di genere, ma che allo stesso tempo non possono, per loro natura, raccontarla per intero: la violenza denunciata è sempre e solo la punta di un iceberg. In Italia, secondo l’Istat, “è elevata la quota di donne che non parlano con nessuno della violenza subita”: “i tassi di denuncia”, prosegue l’istituto di statistica, “riguardano il 12,2% delle violenze da partner e il 6% di quelle da non partner”.
Dal dossier annuale del Viminale emerge un altro dato decisivo: 108 vittime su 125 sono state uccise “in ambito familiare o affettivo”. E dunque da fratelli, padri, zii, ma soprattutto da un partner o ex. Sono ben 68 le donne assassinate da un uomo con cui avevano, o avevano avuto in passato, una relazione. Entrambi i dati sono in continuità con le rilevazioni precedenti, al netto di minime oscillazioni, e dimostrano che il seme della violenza si annida in una questione culturale che il nostro Paese non è ancora stato in grado di risolvere.
Eppure, la Convenzione di Istanbul – ratificata anche dall’Italia ed entrata in vigore nel 2013 – l’ha messo nero su bianco dal 2011: la violenza contro le donne è diretta conseguenza delle ineguaglianze di genere, dell’asimmetria di potere che ancora oggi caratterizza i rapporti tra i generi. E da lì che nasce l’idea – malata – che amore equivalga a possesso. E lì che affonda le sue radici la visione del mondo – sbagliata – secondo cui una donna non è padrona del suo destino, ma deve obbedire ai voleri del padre, del fratello o del partner. Ed è dunque lì che si deve intervenire, se si vuole davvero combattere il fenomeno della violenza di genere.
Corriere della Sera, 16 agosto 2022