Il 4 maggio, l’ Organizzazione Save the Children ha comunicato che 48 milioni di donne partoriscono nel mondo senza assistenza professionale e 2 milioni completamente sole.
Gli stralci dei dati forniti si commentano da soli:
1.000 donne e 2.000 bambini continuano a morire ogni giorno per complicazioni al momento del parto, facilmente evitabili e risolvibili se ad assistere alla nascita ci fosse anche una sola ostetrica. Ma così non è ancora per 48 milioni di donne nel mondo, di cui 2 milioni partoriscono in totale solitudine, senza neanche un familiare.
Sono questi alcuni dei dati che danno la misura delle abissali distanze che ancora separano i paesi industrializzati da quelli in via di sviluppo, con la Norvegia in cima alla classifica delle nazioni dove mamme e bambini stanno meglio e l’Afganistan all’ultimo posto nel mondo per benessere materno-infantile, secondo l’Indice delle Madri diffuso da Save the Children all’interno al 12esimo Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo.
Alla pubblicazione, che tradizionalmente viene diffusa alla vigilia della festa della mamma per fare il punto sulla condizione delle madri e dei bambini nel mondo, quest’anno Save the Children affianca anche
Le mamme teen sono quelle di età compresa fra i 14 e i 19 anni. Sono oltre
Il 71% delle mamme teen risiede nelle regioni del Mezzogiorno e nelle isole, in particolare in Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna e Calabria: nell’Italia meridionale e nelle isole i nati da madri minori di 20 anni rappresentano il 3% del totale delle nascite nell’area a fronte dell1,3% nell’Italia nord orientale e nord occidentale, dell’1,1% dell’Italia centrale.
E’ 16-17 anni l’età media in cui le giovani mamme hanno un bambino. Circa il 60% delle mamme adolescenti ha un marito o un compagno, mediamente giovane (fra i 18 e i 21 anni). Solo una piccola parte (il 19%) delle giovani madri ha un lavoro; per quanto riguarda il titolo scolastico, molte si sono fermate alla scuola dell’obbligo o hanno successivamente interrotto gli studi.
Se questo fenomeno sia dovuto a situazioni di disagio familiare, solitudine, ignoranza o scelta, il dato riflette comunque una situazione troppo sottaciuta. La mancanza di un ruolo e di un futuro professionale, possono essere alcune delle possibili ragioni che indirizzano l’adolescente impreparata ad affrontare le molteplici difficoltà d’inserimento nella vita a cercare nel ruolo materno un riconoscimento sociale.
La bigotta concezione della maternità come sublimazione del sé donna, è esattamente l’opposto di quella fornita per la ricerca di un proprio ruolo del sé “femmina” in cerca di facili guadagni e successo mediatico.
La cultura socio-politica del nostro paese ha sempre giocato un ruolo ambiguo e mistificatorio in tale direzione, in particolare in tema di aborto.
In una società che denuncia figli “bamboccioni”, non ci si è nemmeno provati ad approfondire quanto una gravidanza adolescenziale obblighi ancor di più le famiglie a farsi carico del futuro incerto della figlia e del nascituro.
In questo paese si pensa più a tagliare risorse utili, come supporti sociali, servizi per l’infanzia,ecc. piuttosto che governare anche le sacche più nascoste del bisogno.
Il rapporto per esteso si può consultare www.savethechildren.it/pubblicazioni