FOCUS:
Imu sulla prima casa in due o tre tranche. Acconto entro il 16 giugno, poi rate a settembre e dicembre
Separati e divorziati: paga l’imposta chi abita nell’immobile. Critici i matrimonialisti: «Decida il giudice caso per caso»
L’Imu sulla prima casa potrà essere pagata, a scelta del contribuente, in due o tre rate. Lo prevede un emendamento al dl fiscale, approvato dalla commissione Finanze della Camera. Entro il 16 giugno, scadenza della prima rata, il contribuente potrà decidere se pagare il 33 per cento, e avere altre due rate (a settembre e dicembre), oppure pagare il 50 per cento e avere una seconda e ultima rata a dicembre. La novità riguarda sempre l’Imu sulla prima casa e sulle pertinenze.
È dunque previsto entro il 16 giugno il versamento dell’acconto della nuova imposta municipale sugli immobili introdotta al posto dell’Ici. Le altre scadenze sono il 17 settembre e il 17 dicembre. A onorare il tributo sono tenuti il proprietario dell’immobile, ma anche i titolari di diritti reali come uso o usufrutto e i coniugi separati o divorziati che abitano la casa ex familiare: il pagamento dovrà essere effettuato in banca o alla posta con il modello F24 (il codice tributo sarà indicato presto dall’Agenzia delle entrate). Critica l’associazione avvocati matrimonialisti italiani, sulla debenza dell’imposta riconnessa a chi occupa la casa ex familiare. «Non si può stabilire a priori, in caso di separazione o divorzio, chi dovrà pagare l’Imu sulla casa, perché dipende dalle condizioni economiche dei coniugi. È una decisione che quindi andrebbe lasciata al giudice, che dovrebbe stabilire caso per caso a chi tocca l’incombenza». È l’opinione del presidente dell’Ami, Gian Ettore Gassani. «Sulla questione del pagamento della tassa comunale sulla casa dei coniugi separati – spiega l’avvocato – la giurisprudenza è sempre stata contraddittoria. Prima l’Ici doveva essere pagata dal coniuge assegnatario, poi sono cambiate le regole e la doveva pagare il proprietario. Ora a quanto pare si torna all’orientamento originario, abbandonato da una decina di anni». L’emendamento al dl fiscale proposto dal relatore «è condivisibile ma fino a un certo punto – osserva Gassani – dipende in effetti dalle capacità economiche del coniuge assegnatario. Se costui ad esempio riceve un assegno di mantenimento basso, ci potrebbero essere dei problemi. Oppure se è una casalinga con poche risorse o una persona disabile, dove trova i soldi per l’Imu?». La soluzione, per Gassani, potrebbe essere quella di dividere a metà il pagamento tra i due ex coniugi. Nei casi poi di notevole differenza di capacità economica tra i due, potrebbe essere il coniuge più ricco a pagare. «Ogni separazione ha una sua storia – conclude – si separano i miliardari ma anche i poveracci. Meglio demandare al giudice la valutazione caso per caso». Anche perché, precisa, l’80 per cento delle separazioni riguarda persone di ceto medio-basso, che non arrivano a 1.400 euro al mese di stipendio, cifra che quando c’è una separazione diventa ancora più bassa.