di Elisabetta Righi Iwanejko
Dopo la grande speranza, la cocente delusione. Una promessa di cambiamento che si è dissolta con la stessa rapidità con cui era stata lanciata. Esattamente dopo tre anni all'Eliseo Macron è già in vorticosa discesa. Come il predecessore Hollande, la bolla è durata poco. L'unica nota positiva è che la rinnovata destra nazionale di Marine Le Pen resta penalizzata dal sistema elettorale maggioritario.
Comunque la destra è maggioritaria nella nazione d'oltralpe. Le due anime quella gollista e quella che si richiama alla Francia di Vichy se unite governerebbero per decenni. Un collante che solamente Francois Mitterand aveva saputo sfruttare. Infatti il primo Presidente di sinistra della Quinta Repubblica aveva una storia molto particolare. Negli anni trenta era militante o sostenitore, il termine è veramente poco importante, dell'Action Francaise il circolo culturale monarchico ultracattolico, e della Cagoule l'organizzazione segreta paramilitare di destra. Mitterand, giovane avvocato, difese i sicari della Cagoule che avevano ucciso i Fratelli Rosselli, leader degli antifascisti italiani, su mandato di Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri e genero di Mussolini. Fino al novembre 1942, come la maggiore parte dei connazionali che non conoscevano l'ignoto generale di brigata Charles De Gaulle, aderì alla Repubblica di Vichy, poi passò nelle fila della Resistenza dopo che i tedeschi invasero l'altra metà della Francia e tentarono di impadronirsi della flotta che si autoaffondò a Tolone.
Durante la Quarta Repubblica, Mitterand da Ministro dell'Interno ordinò alla polizia di reprimere duramente gli insorti algerini. Nel 1970 da Segretario del Partito Socialista promosse l'alleanza con i comunisti per scalare l'Eliseo. Dopo due anni di presidenza estromise i comunisti dal governo e si presentò come padre di tutti i francesi. Aveva definito nel 1962 la Quinta Repubblica un colpo di stato permanente, ma da Presidente utilizzò ogni prerogativa prevista, anche quelle che De Gaulle non aveva mai esercitato. Nei 14 anni dei due mandati ogni anno Mitterand si recò in omaggio sulla tomba del Maresciallo Petain che per lui era l'eroe di Verdun, la battaglia che decise le sorti della prima guerra mondiale. La chiusura dai tempi di Chirac dei gollisti nei confronti del Fronte Nazionale ora Rassemblement National della famiglia Le Pen, ha aperto la strada dal 2012 a inquilini dell'Eliseo di sinistra.
Macron ha scimmiottato da sinistra, lo sceriffo Sarkozy che ruppe la tradizionale consuetudine repubblicana dell'amnistia del Presidente neoeletto. Una scelta pessima che uno studiato maquillage mediatico-estetico ha coperto per poco tempo. Macron ha praticamente distrutto il Partito Socialista, sostituendolo con il suo movimento “En Marche”, un ectoplasma politico che ha perso la maggioranza nell'Assemblea Nazionale dopo la fuoriuscita della corrente ecologistica. Non ha giovato neanche il ruolo subalterno alla Merkel nella evanescente guida dell'Ue da parte del binomio Berlino-Parigi. Un protagonismo sfumato anche nella cruciale partita in Libia dove la comparsa sulla scena della Turchia di Erdogan ha velocemente ridimensionato la presunta grandeur di Macron.
Tuttavia il colpo di grazia lo ha inferto la protesta dei gilet gialli in un paese dove la piazza ha sempre deciso i mutamenti istituzionali dalla Bastiglia a Napoleone, ai moti del 1830, alla rivoluzione del 1848, agli scontri di piazza del 1934, alla crisi algerina del 1958. L'aumento del prezzo del carburante ha scatenato un'ondata di scioperi e dimostrazioni dal maggio 2018 che ha sconvolto l'intera nazione, soprattutto con i cortei sugli Champs Elysees dal novembre 2018 all'aprile 2019. Una serie di eventi che hanno dimostrato che Macron non ha la caratura politica e la tempra personale per accreditarsi come uomo nuovo della Francia del XXI secolo.