Francoise Dolto, una vita per la crescita armoniosa dei bambini

da | Dic 10, 2024 | Dietro la lente

Francoise Dolto nasce a Parigi nel 1908, prima del secolo delle due guerre mondiali e della Shoah, da genitori entrambi ingegneri.
Lei sceglierà di studiare medicina ed educazione, cose che la formeranno per la psicoanalisi infantile.

Avrà 2 figli, Gregoire e Cathrine Marie, che proseguirà il lavoro professionale della madre e che ho avuto il piacere di conoscere personalmente a Roma per una conferenza sulla “Maison Vert”* romana.
Sono un’ ammiratrice di questa psicoanalista francese che, nella nostra comunità di psicoanalisti, viene menzionata semplicemente come “La Dolto”.

Di religione cattolica, la sua fede sarà proverbiale tanto da lasciarne l’ impronta nella disciplina umanistica più laica che esista. Come si evince nel suo libro “La fede alla luce della psicoanalisi”, in cui si delinea l’importanza della religione per avvicinarsi alla mente umana.

Io stessa nel mio studio considero un aiuto in più avere un appello all’ Altro assoluto, cioè Dio, come dispositivo di castrazione simbolica, e per castrazione si intende normotizzare-equilibrare la struttura psicologica della personalità normale.

La sua fama è dovuta alla sua collaborazione teorica con Jacques Lacan, che a suo parere era troppo difficile. E dire che per Lacan “La Dolto” era quella persona che applicava al meglio la sua teoria.

I concetti cardine della pratica della nota psicoanalista si riferiscono a come si immagina il corpo inconsciamente, già simbolo di identità e riconoscimento dell’ Altro.
Eh sì, perché per “La Dolto” non esiste vita né linguaggio senza l’ Altro con cui parlare, amare/venire amati, essere riconosciuti.
Il corpo diventa perciò teatro di emozioni ma anche di rappresentazione di sé, di sentimenti, in cui l’ Altro di riferimento ha impresso la sua cifra, il suo senso.

Infatti scrive nel 1986 “L’ immagine inconscia del corpo”, libro che permette di sottolineare la soggettività del bambino e la sua centralità.
Una teoria d’ importanza fondamentale nel panorama culturale in generale, nel periodo in cui Jean Piaget scardinava il concetto ancora di “piccolo adulto” per riferirsi al piccolo d’ uomo, e lo proponeva con un’ intelligenza già sua, propria di un’ evoluzione contemporanea alla filogenetica, se volessimo fare un parallelismo epistemologico.

Così, dopo Anna Freud, figlia di Sigmund Freud padre della psicoanalisi, studiosa ed inventrice della prima psicoanalisi infantile nonché autrice di “L’io e i meccanismi di difesa”, Francoise Dolto imposta il concetto di desiderio infantile con una sua etica, un suo senso e significati del tutto adeguati sul piano di riconoscimento soggettivo.

La soggettività infantile si rileva e stimola il rapporto con essi attraverso un linguaggio “vero”, che li prenda “sul serio”. Giocando con loro ma proponendo comunque una realtà condivisa.

Perché di questo che si tratta: considerare i bambini facente parte della nostra sfera mentale, parlando in tutti i sensi il nostro linguaggio per condividerlo, scambiare parimenti le reciproche esperienze.
E’ suo il libro: ”I problemi dei bambini”, il cui carattere pratico ed educazionale è comunque rispettoso della psicologia infantile, evinto come peculiarità de “La Dolto”.

E’ ancora sua la valutazione della strutturazione edipica, dove la funzione paterna regola il desiderio materno o godimento con il figlio.
Ma di cosa si sta parlando? Di godimento materno? Insomma non di sessualità agita si tratta ma di affettività, di legami emotivi, psicologici. Come non rivedersi eccessive quando un figlio non si scolla di dosso od eccessivo quando i figli dipendono troppo dalla mamma e sono in loro potere?
Queste sono dimensioni in cui la madre fa la parte del leone, quasi onnipotente, dove il padre pone una regola simbolica, un vincolo alla simbiosi che intercorre fra lei e i figli.

Francoise Dolto muore a Parigi nel 1988, la città dove da più di 10 anni era sorta la “Maison verte”. Un luogo di gioco simbolico e di crescita infantile, che prevedeva a volte anche la presenza dei genitori, in cui osservare ed educare i piccoli secondo un taglio psicoanalitico del tutto emancipativo rispetto alle funzioni mentali, bloccate in uno o più sintomi, che possono essere rispristinate e fatte evolvere nuovamente .

Dal 2008 in Italia è stata allestita una “Maison verte”*, a Roma, chiamata “Casa verde”, molto seguita anche da insegnanti di scuola materna ed elementare, oltre che da operatori clinici, rispettando e studiando le riflessioni e gli spunti offerti dalle opere de “La Dolto”.