Funerale rivoluzionario

da | Giu 14, 2023 | Editoriali

Prendere posizione, più in generale ma in politica ancora dipiù, richiede una giusta dose di chiarezza, di competenza e di equidistanza.
Altrimenti è più banalmente un uso personale di parole e concetti umorali che pongono malamente le questioni di merito.
Dalle donne ci si aspettano elaborazioni, proposte, accordi o contestazioni politiche concrete che cambino la qualità della politica.

Divisa in fazioni, partiti e movimenti e ciononostante,  nel corso degli anni la “politica” ha saputo coltivare un linguaggio sempre più chiaro, in alternativa al “politichese” di vecchia memoria.
Questo a prescindere dagli schieramenti in campo e soprattutto grazie alla maturazione di un elettorato e di una cultura complessiva più esigenti.
Per quanto non si sia mai contenti, bisogna pure ammettere che qualcosa nella metodologia politica è cambiato anche se non sempre nel modo in cui vorremmo. La storia però deve cogliere i mutamenti complessivi e non guardare al singolo.

Per questo, nel leggere un articolo che mi è stato inviato dal gruppo https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/ di cui in altre occasioni, essendo questo sito  aperto a tutta l’informazione in modo trasversale e rispettoso delle differenze, ha pubblicato  documenti e prese diposizioni nel campo del lavoro.
Nel leggerlo però, si pone l’interrogativo se veramente è possibile fare, come donne, quel salto di autonomia culturale e di appartenenza per arrivare a risultasti condivisi.

Il titolo dell’articolo è il seguente: “E’ morto il “Ciarpame politico”, l'”utilizzatore iniziale e finale” – Per le donne: meno uno, degli stupratori ufficiali…”.
Non volere partecipare o approvare  i funerali di Stato i e il lutto nazionale per Silvio Berlusconi indetti dal Governo in carica (votato democraticamente) non pone obiezioni. Ma l’articolo così prosegue:

per noi oggi è liberarci di uno, Berlusconi, che ha teorizzato la legittimita’ del potere e praticato lo stupro delle donne; e ci dovremmo liberare di tanti altri…”.
“Con Berlusconi è andato in scena, a volte in forme anche grottesche, uno degli aspetti più odiosi del moderno medioevo verso le donne: l’uso delle donne alla corte dell’imperatore, l’ideologia maschilista, ossessiva, l’idea di Berlusconi e della sua “corte” che lui poteva tutto e che ciò che toccava, pur se è “merda”, diventa per il fatto stesso che lo faceva Berlusconi legittimo e bello.
La prostituzione a fini di carriera/spettacolo, o politico/elettorale che è stata praticata e legittimata; la pornografia dello spettacolo; una sorta di rinnovato e moderno “ius prime noctis” per il piacere dell’imperatore; ha voluto dire cultura e pratica dello stupro che viene reso legittimo.”
Ancora:
“E il potere viene usato per rendere legittimo solo per sé ciò che è reato per gli altri. L’abuso da parte di Berlusconi della sua carica istituzionale per imporre le veline e i delinquenti nelle liste, per dispensare regali, per stravolgere le regole politiche-elettorali, per viaggiare con i soldi dello Stato per incontrare un “amico” già inquisito e partecipare ad una festa di una 18enne; le vergognose cose dette e fatte all’estero; l’uso personale di mass media, ecc., ecc., non sono cose “sbagliate”, ma – come diceva Veronica Lario (sua ex moglie) – ciarpame politico.  Le vicende di Berlusconi, con i festini-harem di Villa Certosa e Palazzo Grazioli, con le donne in regalo ad una sotto umanità ricca e marcia, l’uso del potere e soldi pubblici e degli aerei di Stato per la corte del tragicamente ridicolo imperatore, hanno mostrato l’humus nero, sporco, arrogante, di un sistema di potere che rivendica tutto questo come “normale”.
Sono state una cartina di tornasole, la punta di iceberg, dell’ideologia e del grado di inciviltà di una casta che, non potendo più nascondere e mentire, ormai rivendica pubblicamente come “legittima” espressione di un sentire di massa quel modo di vivere e di concezione, dichiarando apertamente che la concezione del loro sistema è quella di “Dio, Patria e Famiglia” che vale per gli altri, deve essere imposta anche con la legge alla gente, ma non vale per sè.

Purtroppo, allora come oggi, non dal mondo della politica, dalle parlamentari e parlamentari di “sinistra” vennero le denunce a Berlusconi; dovevamo sentire Veronica Lario, una sicuramente del suo mondo, indicare lucidamente “il ridicolo tragico imperatore”, il “ciarpame senza pudore”, le sembianze sempre più volgari, imbarazzanti, “la sfrontatezza e la mancanza di ritegno” del sistema berlusconiano.

Eppure siamo stati per anni di fronte ad una prostituzione organizzata, ad un presidente del Consiglio che si fa primo magnaccia o “utilizzatore finale”, circondandosi di decine e decine di ragazze, ragazzine comprate con ricchi regali, soldi e illusioni, che esprime e pratica la peggiore concezione delle donne come solo corpi, oggetti sessuali per il piacere di potenti bavosi; che organizza una sorta di “casini dorati” dove la prostituzione si chiama, per camuffarla, con termini inglesi, escort”.

Ognuno, nel leggerlo, può tirare le sue conclusioni. Condividerlo o meno.
Ma la questione è un’altra: un linguaggio così offensivo cosa ha di rivoluzionario?