So che solo mettere insieme il nome di Giorgia Meloni a quella di Alessia Pifferi può apparire scandaloso e irriverente, perché una è la Presidente del Consiglio Italiano e l’altra un’assassina.
Distanti anni luce, sono però entrambe donne che inducono ad un’ottica di genere.
Nel merito, la Premier è stata criticata per avere disertato l’evento che il presidente americano Joe Biden ha organizzato per ricevere i leader presenti al Consiglio di sicurezza dell’ONU di questi giorni.
Sostengono molti osservatori, politici e giornalisti, che disertare quest’evento è apparso come una scortesia, uno snobismo di troppo che poteva essere evitato.
La spiegazione data da Meloni è stata che seguire in modo pedissequo il programma non fosse per lei strettamente necessario giacché la presenza dell’Italia era comunque garantita dal Ministro degli Esteri. Sul merito politico-diplomatico le valutazioni non sono affari di chi scrive né di chi legge. Altrettanto lo è soffermarsi sul fatto che ha preferito andare in pizzeria con la figlia, non come una normale cittadina s’intende come qualcuno ha ironizzato.
Una donna di potere e rappresentativa a livello internazionale può avere il diritto-dovere di ritagliare tempo per svolgere il ruolo di madre?
Per semplificare, non banalizzare, s’immagina che le ore disponibili del suo privato siano pochissime e le altre sotto gli occhi di tutti. Non deve essere facile trovare l’equilibrio per i molti i ruoli che da donna e Premier svolge.
II fatto che si possa non concordare sulle sue politiche non dovrebbe indurre a non solidarizzare sul diritto a vivere la maternità nei modi consentiti e a disposizione.
Come ha da sempre rivendicato il dibattito di genere denunciando la quasi totale impossibilità a conciliare l’essere madri e contemporaneamente donne realizzate, spesso messe nell’impossibilità di fare carriera, di essere limitate e condizionate dall’accudimento dei figli, obbligate ad una ferrea organizzazione sostitutiva delegata ad una scuola, non sempre esaustiva, ai nonni, alle baby sitter, salvo la rinuncia all’impiego.
L’importanza del contatto e della vicinanza della madre nella fase dello sviluppo dell’individuo è una cosa ormai provata quanto accettata. Sempre più spesso si vedono donne che allattano anche in chiesa o in Parlamento e non solo in Italia. E’ stato considerato un diritto-dovere.
Il lavoro nei luoghi della politica, salvo l’assenteismo, non conosce tregue e per farla seriamente richiede una presenza attiva e costante. Ancora di più se si è Presidente del Consiglio.
Dunque si può accettare senza ergersi a paladini di ciò che è giusto o meno che Giorgia Meloni abbia ritagliato un piccolo spazio per dare un senso di normalità al rapporto con la figlia, che non sarà facile conservare per tutto il tempo del suo mandato.
Guardare ad Alessia Pifferi si fa fatica.
Ma ha colpito la sua richiesta pacata al pm “Non mi sgridi”, durante l’interrogatorio in cui descriveva passo dopo passo le modalità in cui ha fatto morire la figlia di diciotto mesi.
Eppure una donna che decida di portare avanti una gravidanza in assenza di un padre la si è sempre considerata donna coraggiosa, capace di affrontare le difficoltà della maternità in modo consapevole.
Ma nel caso della Pifferi si sa che aveva nascosto di essere incinta, segno evidente di un rifiuto al concepimento. Non si conosce bene di cosa vivesse questa donna tranne che chiedeva continuamente prestiti con varie scuse, comprese le spese per la bambina. Nella cruda realtà questa donna viveva nel sogno del grande amore ogni volta frustrato dai suoi partner, con la voglia di vivere una vita al di sopra delle sue possibilità in cui una figlia era d’intralcio. È così che Alessia si è trasformata nell’assassina di sua figlia, abbandonata nel lettino con un solo biberon a disposizione per tre giorni e tre notti. Morta disidrata di stenti in solitudine. L’orrore di questa vicenda non finisce qui e il processo è in corso. Sarà difficile non sgridarla.
La maternità è uno stato che solo le donne conoscono.
Credo che ci sono anche i padri, non si risentano gli uomini. Ma sono due condizioni che dimostrano con maggiore evidenza una delle differenze più sostanziose dell’essere genere maschile o femminile.
E in generale si può affermare che le madri sappiano fare al meglio il loro mestiere, nelle condizioni più difficili e inimmaginabili. Pensiamo alle immigrate che partoriscono su barconi o in centri d’emergenza, quelle che li accudiscono durante percorsi di fuga, le africane che combattono contro la mancanza d’acqua e di cibo, alle spose-madri bambine, quelle che sono vittime di culture punitive, schiave di sistemi familiari in cui non si riconoscono diritti né al nascituro né alla partoriente.
Ciononostante nella storia antica come in quella moderna, di cui questo è l’ultimo caso, ci sono state madri assassine, madri maltrattanti, ma che non sono mai diventati un fenomeno, come è il caso del femminicidio, e per lo più riconducibili a disagi mentali preesistenti piuttosto che per vendetta.
In sintesi perché parlare di queste due donne? Perché contemporanee nel mondo della comunicazione.
Ma anche per dire, senza ideologismi e condizionamenti, che bene ha fatto Giorgia Meloni ad approfittare in questo viaggio, come altre occasioni, a portare con sé la figlia. In continuità con l’ impegno assunto nel momento del parto. Per assolvere alla presenza affettiva che un figlio in tenera età richiede. Perché non possa, la medesima, rimproverare assenze inspiegabili ad una bambina. Perché prima o poi gli incarichi, anche i più prestigiosi sono a termine e il rapporto madre figlia dura tutta la vita.
Che invece Alessia Pifferi, non è da rimproverare ma da condannare. A fare i conti con la tragedia che ha messo in atto e che neppure un’evidente incapacità intellettiva può giustificare. Che comprenda, se ne sarà capace, che per essere visibili non era necessario compiere tale misfatto. E accettare di scomparire, lei che aveva sognato di essere al centro delle attenzioni del mondo, degli uomini, cancellata dalla luce che avvolge la sua piccola e innocente vittima.