di Linda Laura Sabbadini*
La Corte di Cassazione ieri ha annullato l’ ordinanza della Corte di Appello con la quale Laura Massaro è stata privata della responsabilità genitoriale,e suo figlio è stato prelevato coattivamente dalla casa familiare per essere trasferito in casa famiglia tramite la forza pubblica. Il processo sarà rifatto alla luce dei punti individuati dalla Cassazione.
E una vittoria dello Stato di diritto, lo dice la Cassazione, perché non è accettabile prelevare forzosamente dalla casa della madre un dodicenne che lì vuole vivere. Ogni forma di coercizione dei minori è fuori dallo Stato di diritto. Dodicenne che tra l’altro in 9 anni non è mai stato ascoltato da
un giudice. Solo quando aveva 7 anni è stato audito, ma non da un giudice, da un consulente tecnico di ufficio, psicologo, incaricato dal tribunale.
La Corte ribadisce la centralità dei diritti dei bambini e delle bambine all’ascolto da parte del giudice.
Non solo. Affronta un nodo fondamentale. Perché privare della responsabilità genitoriale una madre, quando da nessuna documentazione risultava non essersi
presa cura del figlio? Anzi.
“Come emerge inequivocabilmente dagli atti ha sempre convissuto felicemente, coltivando serenamente i suoi interessi di bambino, e frequentando proficuamente
la scuola”. I giudici avrebbero dovuto valutare il trauma a cui sarebbe andato incontro il ragazzo nell’essere strappato dalla casa della madre che certo
non risultava né maltrattante né non accudente.
È una storia terribile che si è trascinata per anni, che ha visto anche il ragazzo scrivere le sue ragioni al Presidente della Repubblica e alla ministra Cartabia, e sembrava avere avuto la fine peggiore sia per il bambino che per la mamma un anno fa con quella ordinanza.
Invece un lieto fine.
Una vittoria per la mamma, per le avvocate di Differenza Donna, Teresa Manente e Ilaria Boiano, e per Antonio Voltaggio, che l’hanno assistita. assistita.
Una vittoria per il ragazzo e per i bambini e le bambine che hanno il diritto a essere ascoltati nelle loro motivazioni di rifiuto di un genitore senza nessun pregiudizio a priori, e non devono essere prelevati a forza per nessuna ragione, salvo non siano abusati o maltrattati.
E’ una vittoria di tutte le donne che si sono mobilitate contro l’uso dell’alienazione parentale contro le donne, nei tribunali. E cosa tanto,tanto importante, è una vittoria della giustizia. Che riaccende la speranza in un futuro migliore nelle aule dei tribunali per madri e figli e anche per i padri. Perché quando la giustizia trionfa ci guadagnano tutti.
La giustizia non può basarsi sul pregiudizio della manipolazione del bambino da parte della madre malevola e non può basarsi sul presupposto di “un costrutto
ascientifico” come quello dell’alienazione parentale.
Troppa poca attenzione c’è ancora nei tribunali civili ai procedimenti attivati sul piano penale di violenza da parte del padre. Sono i dati della Commissione
Femminicidio a dirlo. La prassi di acquisire sempre atti e provvedimenti del procedimento penale che riguardano le persone coinvolte nella causa civile nei
casi di presenza di violenza domestica, è praticata da meno di un terzo dei Tribunali civili. E anche se gli atti vengono acquisiti, solo due terzi di questi vengono sempre considerati dai consulenti tecnici d’ ufficio, ai quali i giudici si rivolgono.
Inoltre nei tribunali civili si ritiene sostanzialmente sufficiente che il consulente possieda una professionalità di tipo generico, mentre non viene richiesta una specifica specializzazione nella materia della violenza di genere e domestica.
Ieri è stata una grande giornata.
La vittoria sarà duratura se riusciremo ad attivare un vero cambiamento culturale nelle aule dei tribunali,come è avvenuto con questa ordinanza grazie ai giudici di Cassazione.
*Direttora centrale Istat. Le opinioni qui espresse sono esclusiva
responsabilità dell’autrice e non impegnanol’Istat.
La Stampa, 25/03/2022