Il condizionamento, ovvero le etichette

da | Ott 31, 2012 | Filosofando

L’incontro con gli altri fa nascere idee, considerazioni e giudizi sulla loro persona, purtroppo in certi casi queste impressioni diventano dei veri e propri preconcetti che applichiamo anche a noi stessi quando ci auto-convinciamo, ad esempio, di essere o non essere in grado di fare una determinata cosa.
Secondo voi come ha fatto Copernico a dimostrare che la terra non era piatta al centro dell’universo, ma girava intorno al sole? Ha dovuto fare calcoli matematici liberando il campo da idee fisse consolidate da false impressioni visive come quella del sole che cade nel mare al tramonto.
Quindi, se nella vita quotidiana ci mettiamo in testa qualcosa e non facciamo nulla per metterlo in discussione, assumiamo un atteggiamento sterile.
Se siamo condizionati da dicerie e opinioni anche le espressioni o le reazioni relative alla persona in questione vengono deformate fino a conferirle una nomea che probabilmente non si merita. In questo caso stiamo assumendo una rigidità mentale che lavora a svantaggio di una buona relazione.
Non ci rendiamo conto che con la nostra idea preconcetta, insieme ai segnali che inviamo (sguardi di antipatia, disappunto, ostilità), comunichiamo all’altro quanto e come lo stiamo giudicando male. Il risultato è quello di metterlo in una condizione di difesa senza dargli alcuna possibilità di dimostrare il contrario.
Se cerca di essere gentile pensiamo che stia fingendo, se ci vuole prestare una somma di denaro sospettiamo secondi fini, se ci sorride riteniamo stia tramando qualcosa a nostra insaputa.
Si instaura così un circolo vizioso che va interrotto se si desidera migliorare la relazione. Diamogli qualche chance. Proviamo a credere nella sua bontà almeno per 24 ore e durante questo periodo sospendiamo il giudizio (epoché dicevano gli antichi Greci), questo stato d’animo ci predisporrà a ricrederci e lo saremo ancor più se i fatti ci daranno ragione……….così pian piano ci libereremo dalla nostra fissazione e magari scopriremo che il nostro conoscente è antipatico solo perché si deve difendere.
Difendere dall’etichetta che gli abbiamo applicato e dalla quale non riusciva a sottrarsi. Naturalmente anche noi siamo vittime delle etichette altrui e il discorso vale anche per noi.

Maria Giovanna Farina