di Isa Maggi
L'esperienza vissuta in questi giorni alla Luiss Hub di Milano mi ha riportato alla mente le riflessioni su che cosa è innovazione. Ci avevo lavorato molto quando ero Presidente alla Rete dei BIC italiani e recentemente è riaffiorato il desiderio di entrare dentro al concetto di di innovazione al femminile. Perchè è di questo che mi occupo in questo tempo. Di donne, perchè le donne sono l'altra metà del cielo, l'altra metà del pil, tutto l'altra metà.
Le capacità innovative e creative delle donne e le abilità di reinventarsi nei momenti di crisi creano un apporto pratico e innovativo di risorse utili alla collettività.
La definizione classica di innovazione significa un mutamento di uno stato di cose esistente al fine di introdurre qualche cosa di nuovo. Il tema della innovazione guarda alla relazione fra innovazione tecnologica, innovazione territoriale, istituzionale e sociale. L’innovazione alimenta la sua catena del valore attraverso le fasi di ricerca, ricerca & sviluppo e partecipazione degli/delle utenti. E questo implica un rapporto con il territorio e le istituzioni che deve mettere al centro l’apporto sostanziale delle donne e della innovazione sociale allo sviluppo della società nella terza rivoluzione industriale dove il rapporto fra scienza tecnologia, società e ambiente è sempre più interconnesso. Il contributo delle donne è sempre più rilevante nella progettazione di comunità e città intelligenti in cui analogico e digitale si intrecciano, come sistema integrato di connessioni e relazioni.
Il progetto che abbiano presentato alla Luiss nella call for solution della Fondazione Brodolini e che ci ha visto al primo posto nella classifica generale dei progetti presentati è innanzitutto una concreta modalità per mettere a disposizione di donne in fragilità, vittime di violenza, che vivono lontane dai centri anti violenza e dagli sportelli di ascolto, una serie di persone, i /le consulenti che con competenze diverse possono ascoltare, dare consigli, fornire percorsi di soluzione.
Abbiamo costruito un framework ideale per favorire le donne in difficoltà.
Credo d'altra parte che, al di là della voglia di concretezza, ci sia l'assoluta necessità di pensare e creare un ecosistema aperto all'innovazione. E' necessario mettere nelle cittadine e nei cittadini “il tarlo dell'innovazione”.
Potranno cosi aumentare le competenze anche nelle periferie e nei paesini sperduti.
Potremo pensare ad educare con politiche (“non inclusive”, non siamo il segmento debole della popolazione) per portare tutte e tutti on board.
Un processo di innovazione aperta è infatti il modello più efficace per sfruttare al meglio l’intelligenza collettiva distribuita di donne e uomini. L’innovazione si evolve e cresce attraverso un percorso di problem solving collettivo e di conversazioni continue, di dialogo tra più soggetti, e tra diverse generazioni, che accelerano il processo di innovazione e di diffusione.
L’innovazione è innanzitutto una “costruzione sociale, relazionale e comunicativa che si avvale del contributo di molti utilizzatori e produttori” e richiede la capacità di attuare un processo aperto al dialogo e alla condivisione delle conoscenze e delle esperienze, superando una metodologia tradizionale di analisi dove le donne generalmente devono adattarsi ai modelli organizzativi prevalenti.
In questo senso esiste un diritto all'innovazione.
Isa Maggi
Stati Generali delle Donne