La sentenza di condanna per violenza sessuale di gruppo commessa da tre ragazzi contro una studentessa, avvenuta a Porto Cervo, in Sardegna nel 2019, negli ultimi giorni ha tenuto alta l’attenzione su tutti i media.
Forse (certo?) perché uno degli imputati è il figlio dell’allora fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che ha preso una posizione molto forte in sua difesa, minimizzando il fatto ad un semplice atto compiuto da ragazzi “coglioni” (non c’è dubbio).
La pena inflitta, dopo una lunga riunione in camera di consiglio ha stabilito da 8 a 6 anni di carcere per gli imputati.
Non è certo questo il primo processo che si tiene per questo tipo di reato e la giurisprudenza è piena di questi casi, così come e purtroppo ne è piena la storia delle donne.
Lo stupro non è solo una violenza fisica commessa da un uomo contro una donna in circostanze diverse, addirittura usato e riconosciuto come arma nei conflitti armati.
Ricordiamo l’immagine terribile della Ciociara, nel film di Vittorio De sica, interpretata da Sofia Loren dopo lo stupro della giovane figlia da parte di un gruppo di soldati marocchini?
Ma se questo è un film, la realtà non è molto diversa.
La violenza è abuso di potere, di sottomissione ai danni di un essere, in quel momento indifeso e debole, obbligato a subire atti contro la sua volontà.
Se questo vale per tutti, per la donna l’atto violento si rivolge principalmente verso suo corpo, la sua sessualità, la differenza biologica.
Ricordiamo il processo del Circeo? Anche allora tre giovani i responsabili di un simile e atroce fatto. Ancora più grave perché si concluse con un omicidio a danno di una delle due ragazze, attirate con inganno, stuprate, seviziate. Oggi, quest’ultimo processo, per la forza mediatica con cui è stato seguito, ribadisce come elemento ulteriore di condanna il principio di privazione della libertà di decidere e la dignità della persona.
Dell’ imprescindibilità del consenso della donna ad accettare un rapporto fisico anche all’interno di relazione o di matrimonio.
Perché un no è un no, senza si e senza ma.
Una riflessione ulteriore:
nella difesa degli imputati per stupro la prima cosa che gli avvocati della difesa sottolineano è che la vittima fosse, in un modo nell’altro, consenziente.
Cioè fino a che punto la vittima si è negata, si è difesa?
E’ necessario fare la fine di Maria Goretti? La giovane che nel 1902 fu pugnalata 14 volte dal suo stupratore per essersi rifiutata? La sua canonizzazione a santa e martire da parte della Chiesa un tardivo, 1950, e inutile risarcimento?
La inammissibilità dello stupro è ormai affermata anche se ancora le leggi devono essere perfezionate giacché questi atti continuano a ripetersi e le modalità di prevenzione, come le pene appaiono insufficienti.
Ma quale è il limite per definire il consenso?
Nessuno si è mai chiesto piuttosto se, quando esista l’evidenza che il diniego può condurre alla morte, “fingere” di accettare può divenire un’arma di auto difesa?
E pur sempre una violenza inaccettabile.
pubblicato su Dol’s