Il linguaggio dei media nel tentato femmicidio di Laura Roveri

da | Set 29, 2014 | Donne e violenza di genere

di ProsMedia.org,

 

Laura Roveri non è una vittima di un raptus. Laura Roveri è la sopravvissuta di un tentato femmicidio perpetrato dall’ex fidanzato, Enrico Sganzerla, lo scorso 12 aprile in una discoteca del vicentino.
Ora l’uomo si trova ai domiciliari nella casa dei genitori, a 15 chilometri dall’abitazione di Laura, dopo soli due mesi di carcere e tre mesi di clinica. Laura vuole rendere pubblico il proprio sgomento e indignazione per le misure adottate. Lo ha fatto mediante una conferenza stampa a Verona, sua città natale, con le persone che in questo momento la stanno supportando, come le donne e gli uomini dell’associazione Isolina e…, avvocate, insegnanti, giornaliste che si battono perché l’educazione di genere sia considerata materia di educazione scolastica.

Emilia Greco, avvocata associata alla realtà scaligera, sta leggendo il caso con l’avvocato di Roveri perché giovedì 25 settembre ci sarà la lettura ufficiale da parte del gip della perizia su Sganzerla; gip che non ha ritenuto indispensabile sentire ancora Roveri fino ad oggi. La scelta di farlo tornare tra le mura domestiche è alla base delle proteste intorno alla ragazza di 25 anni di Nogara a cui la Prefetto di Verona ha assegnato la scorta.

Un vero e proprio cortocircuito giudiziario e per questo Laura Roveri sta facendo cerchio intorno a sé grazie al sostegno di persone come Serena Marchi, giornalista sensibile alla questione di genere, e a Cristina Martini, del gruppo di ricerca sui media ProsMedia, esperta di casi di femminicidio e femmicidio raccontati attraverso stereotipi e pregiudizi da parte dei mezzi di comunicazione. La vicenda ha tutte le caratteristiche di un tentato omicidio premeditato: l’uomo infatti ha percorso diversi chilometri tra Verona e Vicenza con un coltello per colpire l’ex fidanzata in un luogo pubblico e le ha inferto 16 coltellate al corpo e alla testa, di cui una ha lesionato la trachea sfiorando la carotide di 1 millimetro e 8. Per il gip questo non è stato un atto che l’ha messa in pericolo di vita. Laura Roveri non è una vittima ma una sopravvissuta.

Per Cristina Martini “Laura non è corresponsabile e colpevole di ciò che le è successo, perché non ha provocato l’azione violenta in alcun modo. Enrico Sganzerla invece è stato praticamente assolto prima a livello mediatico, attraverso le parole dei media che hanno anche relegato l’atto criminoso a raptus e poi dall’opinione pubblica che ha assorbito stereotipi e pregiudizi veicolati dalla stampa nella presentazione del caso”. Sottolinea poi l’importanza dell’uso corretto del linguaggio: “Non è stato un raptus, la follia di un attimo. Non va letto in termini di patologia, perché l’azione violenta si è svolta con lucidità e premeditazione. Né in termini passionali: tentare di togliere la vita è amore?”.

Dal 1 agosto 2014 in Italia è in vigore la Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere che nasce con l’obiettivo di prevenire, proteggere le donne e perseguire gli autori di questi atti che dimostrano l’esistenza di un problema culturale profondo, sul quale bisogna agire attraverso dei progetti di formazione e informazione.

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