Il rinnovamento del Nhanga contro i matrimoni precoci

da | Ott 21, 2025 | Donne dal mondo

 

La piaga dei matrimoni precoci colpisce ancora diversi paesi del continente e non solo. Secondo i dati riportati dall’Unicef, il in Africa orientale e meridionale i tassi toccano il 40 per cento. Il Niger è maglia nera nel mondo con una percentuale del 76 per cento. In Zimbabwe, dove una ragazza su tre si sposa prima del 18 anni, soffia un vento di cambiamento a partire proprio dalle tradizioni più antiche.

Come riporta l’Associated Press, negli ultimi tempi una tradizione antica chiamata Nhanga, è stata rielaborata per permettere alle giovani che abitano nelle zone rurali di combattere il matrimonio infantile, supportandole con educazione, mentorship e aiutandole nel percorso per riprendere la scuola.

In lingua locale Nhanga significa “camera delle ragazze”. Tradizionalmente si riferisce all’usanza millenaria destinata a formare le giovani donne alla loro futura vita matrimoniale, educandole all’obbedienza in piena chiave patriarcale. Oggi, lo stesso spazio è diventato l’opposto: uno luogo di formazione dove si accompagnano le giovani donne sulla strada dell’emancipazione. Rozaria Memorial Trust è un’associazione locale che si è impegnata in prima linea in questo cambio di paradigma.

Le donne che partecipano agli incontri formativi sono suddivise in fasce d’età, con incontri pensati sia per le bambine che per le donne adulte. Una formazione intergenerazionale che getta un seme di speranza per il futuro. Le storie personali delle giovani che hanno partecipato ai programmi del Rozaria Memorial Trust mettono in luce la profonda influenza positiva del nuovo Nhanga e l’importanza di questo nuovo cambio di passo.

Samantha Chidodo, oggi ventiseienne e iscritta alla facoltà di legge, è una delle ragazze che ha usufruito della Nhanga come forma di riscatto. La sua vita, riporta AP Press, oggi è cambiata completamente. Costretta a 17 anni a un matrimonio violento con un uomo quasi dieci anni più grande, ricorda: “Volevo solo giocare e pensare al mio futuro. All’improvviso dovevo essere madre e moglie”. Dopo due anni di difficoltà, ha trovato la forza per andarsene da quel matrimonio e, con l’aiuto dell’associazione, è riuscita a tornare a scuola e iscriversi all’Università.

Come lei, più di duecento ragazze oggi partecipano al programma, che è stato portato anche in altri Paesi, come Zambia e Sierra Leone.