di Marta Ajò
Le invisibili tra di loro si riconoscono, guardano, confrontano, sostengono e si raccontano. Vite colme di esperienze, di saggezza, di pazienza, di affetti, di affanni e curriculum professionali di tutto rispetto. Le invisibili prendono corpo e risplendono di storia mentre svolgono disciplinatamente il loro lavoro di cura e di accudimento, in spiaggia, ai parchi o in casa. Perché hanno ancora figli da aiutare e nipoti da vigilare, pranzi da preparare, familiari da assistere e turni da osservare.
Sono tutte al loro posto, dopo un’estate all’insegna del riposo e del divertimento e “i bambini chi li tiene-dove li metto?”.
Per fortuna ci sono le donne-nonne che s’impegnano, si donano, si riconoscono e parlano la stessa lingua.
Non è una nuova razza o un etnia in via d’estinzione ma solo la categoria delle ‘invisibili’, destinata ad essere mantenuta viva- vegeta- attiva fino a rottamazione finale.
A questa specie appartengono le donne di “mezza età”, le vedove, le pensionate nonché nonne a tempo indeterminato.
Necessarie per il loro operato invisibili nella loro fisicità.
Ciò che si tende a vedere di loro, osservare, compatire, è nel migliore dei casi qualche cedimento corporeo, qualche chilo in sovrappeso, forme appesantite; nel peggiore dei casi, un incedere affaticato, una schiena non proprio eretta, niente che brilli della passata e fuggitiva vita.
Eppure, in tutto ciò che è vita manifesta, niente può considerarsi invisibile, impossibile da ignorare.
nonne-mamme-figliePerché dunque ad un certo punto della vita questi esseri appaiono invisibili e non riscontrano che interessi finalizzati all’egoismo altrui?
Nessuna attenzione da parte dell’altro genere (cessato il periodo riproduttivo, perso il richiamo erotico o i profumi ormonali) e nessuna attenzione da parte delle giovani che avvertono il sollievo di non dovere entrare nella competizione della conquista; unico sentimento semmai la compassione.
Prede di truffatori e approfittatori di una debolezza-solutidine affettiva propria delle invisibili, attenzionate solo in caso di emergenza.
Fra di loro si riconoscono, guardano, confrontano, sostengono e si raccontano. Vite colme di esperienze, di saggezza, di pazienza, di affetti, di affanni e curriculum professionali di tutto rispetto. Le invisibili prendono corpo e risplendono di storia mentre svolgono disciplinatamente il loro lavoro di cura e di accudimento, in spiaggia, ai parchi o in casa. Perché hanno ancora figli da aiutare e nipoti da vigilare, pranzi da preparare, familiari da assistere e turni da osservare.
Parlano di tutto questo, le invisibili, mentre riaffiorano e si fanno largo, tra trapassato e presente, rimpianti, dolori e affetti irrinunciabili.
Le invisibili possono condividere quasi tutto, compresa la malinconia che l’accompagna.
Perché anche quando le cose vadano diversamente e la saluta regga, i figli siano autonomi ed emancipati, i nipoti affettuosi, la rendita sufficiente tutte avvertono il bisogno di essere riconosciute.
Non attraverso stereotipi “Godetevi gli anni maturi, quelli della serenità, curatevi e fatevi belle ad ogni età, amatevi” quanto piuttosto con il riconoscimento di un passato denso di cose fatte e di un ruolo presente tanto necessario quanto redditizio per tutta la società.
Invisibili infine in un nuovo, futuro, progetto tecnologico che non le comprende ma con cui si cimentano caparbie e capaci, insofferenti ma tenaci. Presenti infine all’interno di una comunicazione che tra faccine e cinguettii ha creato una nuova forma di visibilità, un mondo dove il virtuale si sovrappone alla realtà e che non ha comunque tempo di soffermarsi su di loro.
Ciònonostante, le invisibili dell’estate, della domenica, delle serate e delle emergenze sono tutte in attività e ancora una volta saranno presenti ai giardini, parchi, giostre,piscine e scuole.
A cementare il passaggio generazionale e storico di cui nessuna società potrà privarsi .
Pubblicato su Dols Magazine, 04/09/2018