E’ bello vedere per la prima volta una donna inaugurare l’Anno giudiziario.
Con la elegante toga di ermellino delle grandi occasioni. E ancora più bello sentire la Presidente della Corte Suprema di Cassazione, Margherita Cassano, concludere il suo intervento con una frase di Simone de Beauvoir, scegliendo di rivolgerla solo alle donne e non a tutti gli esseri umani, come aveva fatto la grande scrittrice.
“Mi auguro che la vita di ogni donna sia pura e trasparente libertà.” Libertà femminile, grande messaggio, da parte di una donna in una posizione così alta, che affronta il tema del femminicidio, consapevole dell’importante balzo di presa di coscienza collettiva avvenuta dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. E sottolineando la necessità della indipendenza economica delle donne per sconfiggere questa piaga: “non può esservi libertà di denuncia senza la libertà dai bisogni primari”.
E proprio così, ha ragione, a metà delle donne del nostro Paese è negato il diritto al lavoro. Nessun altro Paese dell’Europa a 27 si trova nella nostra situazione. E questo espone le donne a un doppio rischio, il rischio di povertà e quello di violenza domestica. Già è difficile per una donna di qualsiasi classe sociale o titolo di studio denunciare il proprio compagno, figuriamoci in assenza di possibilità di provvedere al suo mantenimento.
Vedete cosa vuol dire avere donne ai vertici delle Istituzioni, ma anche delle aziende e della società civile? Vuol dire acquisire nuove sensibilità e comprensione profonda dei problemi che almeno la metà dei cittadini, di genere femminile, vivono e che sono stati sempre trascurati e silenziati.
Diritti e stato di diritto sono stati al centro del suo intervento e non solo delle donne. Diritto dei lavoratori a non morire di lavoro. Necessità di combattere la piaga sociale degli incidenti sul lavoro e di recuperare l’effettività di controlli seri, efficaci, moderni, capillari.
Diritti dei carcerati a vivere in condizioni adeguate e non di sovraffollamento, diritto delle persone condannate in via definitiva a pene brevi fino a quattro anni, la cui esecuzione della pena viene sospesa in attesa della presentazione di istanze di misure alternative alla detenzione.
Diritti dei cittadini a una macchina giudiziaria che funzioni adeguatamente.
La Presidente snocciola tutti i dati dei progressi avvenuti nel campo della giustizia civile e penale . E ne sottolinea l’importanza per la costruzione e il rafforzamento della fiducia da parte dei cittadini nei confronti della magistratura. A ragione, perché la magistratura è un pilastro essenziale dello stato di diritto, pilastro essenziale della nostra democrazia. E dobbiamo garantire che questo pilastro non si incrini, e che la sua indipendenza sia garantita.
E’ ottimista la nostra Presidente. Presentando i dati relativi ai processi civili ne sottolinea il calo delle pendenze dell’ 8,2% nei Tribunali e del 9,8% nelle Corti di appello, nonché il calo della durata dei procedimenti. E questo è il risultato della riforma del 2022 , per la quale si utilizza sempre più la mediazione nella risoluzione dei conflitti, ponendo al centro la persona, promuovendo l’ascolto dell’altro e puntando sulla coesione sociale. E così anche in ambito penale, con il superamento dell’approccio carcero-centrico e una velocizzazione su molti fronti. E ciò fa ben sperare, secondo lei, nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr.
Una relazione sui diritti delle persone, di tutte le persone, quei diritti che rendono viva la democrazia, la cui estensione non penalizza nessuno, ma arricchisce tutti, creando coesione e benessere sociale.
Dieci anni fa un’altra donna, Gabriella Luccioli, una delle poche entrate con il primo concorso in Magistratura, di grande statura, aveva tutti i requisiti per poter diventare prima Presidente della Corte di Cassazione.
Ma non ci fu niente da fare. Le forti resistenze maschili la esclusero, frutto di una grande arretratezza del Paese. Oggi Margherita Cassano ha mostrato, con molta semplicità e tanta autorevolezza, un modo diverso di essere Presidente, in quanto donna: la Presidente, come lei stessa sceglie di firmarsi.
la Repubblica, 26 gennaio