Il valore del 2 giugno

da | Giu 1, 2023 | Editoriali

 

Il 2 giugno è una di quelle date che segnano la storia del nostro Paese, un momento collettivo e condiviso,  e come tale viene celebrato e ricordato con solennità.
Purtroppo accade che, come altre, venga vissuta più come tempo di svago piuttosto che di riflessione su cosa rappresenta.

Eppure un 2 giugno di tantissimi anni fa, era il 1946, fu uno dei momenti più importanti per la  nostra Nazione, la nostra libertà di cittadine e cittadini.
Dopo 85 anni di monarchia, 2 di dittatura fascista e la fine della Seconda Guerra Mondiale gli italiani quel giorno accorsero in massa alle urne per rispondere al referendum dal  cui risultato sarebbe dipeso il passaggio della monarchia e dal fascismo ad un sistema di governo repubblicano per il quale tanti avevano lottato e dato la vita.

Finalmente vinceva la sovranità del popolo, la libera scelta ad eleggere i propri rappresentanti politici, il riconoscimento del diritto di voto per tutti. Vi parteciparono infatti anche le donne alle quali fino ad allora era stato negato! Si. Per quanto oggi sembri  assurdo.

Fu un passaggio fondamentale nella vita delle donne e la base del loro percorso di libertà, di lotta e di emancipazione.
E fu ancora grazie ad allora che, dopo gli anni della guerra, a cui esse presero parte impegnandosi sia in campo civile che militare e nella resistenza, venne loro riconosciuto il pieno diritto ad entrare nella società italiana ad ogni livello, politico e culturale.

Si era aperta una nuova fase per il Paese, a cui servivano forze ed ingegni per la ricostruzione, per lo sviluppo di una nuova economia, per la ripresa delle famiglie a cui le donne seppero apportare un grande contributo.

Un 2 giugno ricorda ancora quanto sia necessario il superamento delle differenze, la partecipazione attiva, il dialogo, finalizzati all’interesse comune.
Le donne, le elettrici che in quel giorno si ritrovarono al seggio elettorale, a mettere la scheda nell’urna, rappresentavano tutte le realtà territoriali italiane, appartenevano a culture, strati sociali  e generazioni diverse.

Non solo unite dai lutti, dalla devastazione, dalla fame ma ancora di più dal desiderio di ripartire, per riformare, costruire il futuro in una nuova società.

Quella che ha permesso loro, nei decenni successivi, di intraprendere, riflettere,  e sviluppare il “femminismo”, la cultura della parità, il perseguimento concreto delle pari opportunità e dell’uguaglianza, fino alle conquiste odierne. Niente di tutto ciò sarebbe stato possibile prima di quel 2 giugno.