In ricordo di Patricia Adkins Chiti, mezzosoprano e musicologa inglese, fondatrice e presidente della Fondazione “Donne in Musica”

da | Giu 13, 2018 | Testimonianze e contributi

di Silvia Costa

Nella notte tra l'11 e il 12 giugno, ci ha lasciato Patricia Adkins Chiti. Una donna straordinaria, una musicologa che ha dedicato la sua vita alla valorizzazione delle donne musiciste nel mondo con la Fondazione Donne in Musica/ Women in music di cui quest’anno ricorreva il 40° anniversario.

Per me soprattutto, da 35 anni, un'amica speciale, generosa, sensibile e affettuosa. Ma anche una moglie che adorava il suo Giampaolo, musicista e compositore, cui la univa la passione comune per la musica e un grande amore fatto di comprensione, tenerezza e complicità.

Mezzosoprano, musicista, musicologa, consulente per le politiche culturali presso istituzioni internazionali, governi, amministrazioni europee e di tanti progetti della Commissione Europea, Patricia era stata insignita dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi del titolo di Commendatore della Repubblica per meriti culturali.

Il suo ruolo pionieristico nella ricerca storica sulla presenza delle donne tra i compositori musicali e non solo come interpreti o esecutrici, aveva alla base una ribellione e un senso profondo di giustizia: smentire una storiografia che di fatto la negava e restituire identità e onore a tante donne artiste e autrici.

Per questo era stata nel Consiglio Musica dell'Unesco e nel 1978 aveva creato la Fondazione internazionale Donne in Musica/Women in Music, riconosciuta dal Governo Italiano, dall'UNESCO, dall'EUC, dall'EUP, dall'Arab Academy e dal Consiglio Internazionale della Musica dell’UNESCO.

Grazie a Patricia e alla sua Fondazione, molte di noi hanno potuto conoscere di persona centinaia di musiciste, compositrici, interpreti contemporanee provenienti da tutto il mondo. Attraverso le sue pubblicazioni e straordinarie ricerche abbiamo scoperto la ricchezza e la diversità culturale, la creatività di musiciste che senza di lei non sarebbero entrate nella storia musicale internazionale.

La passione e la competenza l’hanno portata, giovanissima mezzosoprano, a curiosare e a studiare negli archivi più reconditi, in tutti i luoghi del mondo dove prima è andata come cantante e poi come musicologa.

Da questo lavoro capillare è nato, negli anni ’90, l’archivio della Fondazione a lei intitolato con sede a Fiuggi: “Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica”.

E proprio nel comune ciociaro, da lei tanto amato e dove aveva un’amatissima casetta, il suo buen ritiro, ha dato il via ad un’importantissima iniziativa ovvero il Symposium internazionale delle donne in musica di Fiuggi che ha visto il centro storico della cittadina riempirsi della musica e degli incontri di straordinari musicisti.

Ma la sua importantissima opera di ricerca, che l’ha portata a scrivere oltre trecento saggi sulla storia delle compositrici e direttrici musicali, era finalizzata ad una missione che ha impegnato tutta la sua vita e che anche dal suo letto di ospedale, con un filo di voce, mi ha ricordato. Ovvero quella di restituire memoria e onore alle donne compositrici spesso ignorate soprattutto in Italia e in Europa dalla storia ufficiale.

E così, nella prima enciclopedia che ha scritto con Aaron Cohen, ha scoperto 21 mila donne musiciste di cui 1200 italiane. Accanto a quest’obiettivo, Patricia con la sua Fondazione, aveva a cuore la promozione della musica contemporanea attraverso bandi per giovani compositrici.

Insieme a lei ho vissuto l’avventura della Commissione pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio e nel ruolo di Presidente quando, a cavallo della fine degli anni novanta, ho preteso che venisse inserita una donna artista.

Una scelta che avevo maturato dopo averla conosciuta negli anni ’80 e ne avevo capito il grande valore e impegno.

Da quell'amicizia sono nate tante cose tra cui anche alcune delle sue più belle pubblicazioni come “L’Almanacco delle Virtuose, Primedonne, Compositrici e Musiciste d’Italia”; “Jamila e le altre: la musica delle donne nel Mediterraneo dalla Civiltà Sumerica fino al 1492” come un manuale per le scuole (in italiano, inglese e arabo); e “Le donne della musica in Europa”(in italiano e inglese).

Tre libri che hanno accompagnato diverse stagioni della mia vita, sempre con lei vicina: dalla mia esperienza nel Parlamento italiano, al ruolo di Assessore regionale fino al Parlamento Europeo dove li abbiamo presentati con un piccolo concerto di donne musiciste.

Quando parlavamo con Patricia della nostra amicizia e del nostro comune impegno (anche come membro del Cda della Fondazione insieme alla carissima Gigliola Zecchi), ricordavamo due grandi iniziative che l’avevano vista protagonista straordinaria e creativa.

La prima è stata quando, nel 2000, “inviata speciale” della Commissione Nazionale Parità alla conferenza Unesco sui diritti culturali come membro della Delegazione del Governo italiano, lei aveva convinto un’assemblea distratta, prevalentemente maschile, cantando in piena plenaria una ninna nanna di Schubert seguita da un forte appello: “Per le vostre madri, prime maestre di musica – si appellò Patricia – vi chiedo di votare i nostri emendamenti a favore del riconoscimento, della valorizzazione e del ruolo delle artiste e delle musiciste”. Fu un successo e il voto fu unanime.

Il secondo, grande progetto che all'inizio sembrava impossibile fu quando mi annunciò che aveva chiesto un appuntamento al segretario generale del Giubileo del 2000 per celebrare il 12 settembre la festa della Madonna con un grande spettacolo di musica, inter-religioso, intitolato “Maria Mater Mundi”, dedicato a Maria, Myriam, Mariam delle tre grandi religioni monoteiste.

Conoscendo la sua straordinaria capacità di convincimento e le sue abilità diplomatiche non ho mai dubitato che ci sarebbe riuscita.

E ancora ricordo l’emozione e la straordinaria bellezza dello spettacolo in cui si mescolavano canto, musica e danze di donne di diverse parti del pianeta aperto dall'inno per il Giubileo da lei commissionato a compositrici attraverso un bando internazionale. Ci fu anche un incidente diplomatico perché qualcuno in Vaticano non voleva che un gruppo di iraniane cantassero i versetti sacri del Corano. Ma Patricia preferì rinunciare alla diretta tv piuttosto che al canto delle musiciste iraniane, sostenuta in questo dal Cardinal Crescenzio Sepe. E poi, in un’intervista, ha ricordato che sono venute tv da tutto il mondo, inclusa la Cnn.

Il suo impegno in questi ultimi mesi è stato dedicato a realizzare il prestigioso incarico affidatogli dall'Alta Commissione Human Rights dell'Onu di organizzare a Roma come unica Fondazione italiana il settantennale della Dichiarazione Universale dei diritti umani, dedicato ai diritti culturali delle donne.

Al bando pubblico lanciato dalla Fondazione per donne compositrici e creatrici di musica di tutte le età, nazionalità e formazione musicale, mi ha confidato ieri con una luce speciale negli occhi, hanno risposto 196 paesi partecipanti e saranno selezionati 120 lavori.

Era molto fiera di questo risultato e mi ha detto che i brani, che saranno selezionati da una Commissione internazionale, saranno presentati al Teatro Argentina a novembre 2018 in un Grand Gala con Unesco, UNHCR e Governo italiano. Questo progetto ha avuto il riconoscimento ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e attribuito il logo della celebrazione .

L’impegno di Patricia deve diventare l’impegno di tutti noi per portare a buon fine questo straordinario evento e dedicare la giornata del 5 novembre alla sua luminosa testimonianza di passione per la musica e per i diritti delle donne.

Sarei felice se le donne e in particolare le musiciste dedicassero a Lei la Giornata internazionale europea della Musica il 21 giugno. Io lo farò a Bruxelles in Parlamento Europeo.

Silvia