Una riflessione critica su come si impostano modelli di eccellenza e su come si ottimizza ogni aspetto del rapporto tra tecnologia e persone verso le tre grandi transizioni.
Nelle Città delle Donne il ruolo delle donne è fondamentale nello spazio urbano costruito, persino disegnato, a sua misura e con il suo sguardo e in questo scenario la tecnologia deve essere intesa come mezzo e non come fine.
Dal 2015 ci dedichiamo a immaginare e a disegnare la Città delle donne, attente alle donne, ai bambini e alle bambine, agli anziani ed anche agli uomini. Città partecipate, attraverso alleanze pubblico-private ma anche tra le realtà economiche rappresentate dalle aziende, con meccanismi relazionali perché ogni soluzione deve essere espressione dei problemi reali che nascono dal basso.
In questo contesto decisivo è il ruolo del Sistema delle Imprese per ripensare gli spazi e le Città a misura di donna, per creare le condizioni del lavoro per far fronte a sacche in aumento di disoccupazione femminile e concretizzare le transizioni digitale, ecologica e amministrativa che stiamo vivendo.
La connettività presuppone alleanze e la necessaria convivenza tra tecnologie e persone, con un’attenzione specifica alle esigenze e alle prospettive femminili.
In questa fase iniziale di un processo iniziato ormai un decennio fa bisogna sempre interrogarsi su quale tipo di Città vorremmo vivere oggi e soprattutto domani, dove le donne si sentano pienamente realizzate e sicure. Le Città delle Donne metropolitane hanno incontrato sfide a causa del grado di complessità.
La densità abitativa può essere un ostacolo a un’organizzazione urbana che tenga conto delle specificità femminili. Le metropoli sono avvantaggiate dalle infrastrutture tecnologiche, ma il valore si misura dal contratto sociale tra cittadine/i e istituzioni. D’altronde le città storiche sono state costruite strato per strato, mentre oggi in quelle più grandi si ragiona per isole. Alcune forme di mobilità autonoma le vedremo prima nelle aree rurali che nelle grandi città. Bisogna ripartire da forme di intelligenza collettiva basate sulla fiducia e sulla piena inclusione delle donne nei processi decisionali.
Credo che sia un’errata e costante tentazione quella di attribuire troppo potere alle tecnologie e di riflettere troppo poco sui fattori umani, compresa la prospettiva di genere. Non saranno le tecnologie che risponderanno alla domanda su che tipo di Città sogniamo o che quartieri vogliamo abitare.
Dobbiamo essere noi donne ad interpretare le possibilità delle tecnologie con spirito critico e creativo e impostare la riflessione mettendo al centro i bisogni e i desideri delle donne.
Le Città delle Donne rappresentano l’evoluzione naturale delle nostre Città, pensate per migliorare la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini attraverso tecnologie IoT (Internet of Things), servizi di mobilità integrata e politiche attente all’ambiente, con un focus specifico sulla sicurezza, l’accessibilità e l’inclusione femminile.
Per l’Unione europea: «Una Città delle Donne è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese. Una città attenta alle donne va oltre l’uso delle tecnologie digitali per un migliore utilizzo delle risorse e minori emissioni. Questo significa reti di trasporto urbano più intelligenti e sicure per le donne, impianti di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti migliorati e modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici tenendo conto delle esigenze di sicurezza femminile.
Ma anche un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva alle istanze delle donne, spazi pubblici più sicuri e un migliore soddisfacimento delle esigenze di una popolazione che invecchia, con un’attenzione particolare alle donne anziane.
Isa Maggi, Stati Generali delle Donne
Maggio 2025