di Marta Ajò
Da quello che da sempre ci hanno raccontato, Adamo ed Eva erano due persone nate libere in un meraviglioso posto chiamato Eden.
In questo giardino fantastico a cui ognuno di noi ha dato fin da piccolo un significato di bellezza e di beatitudine esistevano anche due alberi.
Uno aveva i frutti della conoscenza, che non si vedono ma di cui è necessario nutrirsi, l’altro era quello del bene e del male ed i suoi frutti, di cui si può fare a meno, erano visibili e terribilmente invitanti per colore e perfezione di forma.
Questo giardino con i suoi alberi era il mondo perfetto creato da Dio insieme ai due esseri umani, o meglio prima l’uno uno poi l’altra (non secondo il Genesi), nel quale avrebbero potuto vivere liberi e felici solo nel rispetto di una ed unica regola.
L’ordine era preciso: si può fare tutto tranne mangiare i frutti dell’albero del bene e del male.
Nonostante l’avvertimento e nonostante la ritrosia di Adamo, Eva volle provare il frutto convincendo anche il suo compagno a trasgredire al comandamento.
Eva, Eva, tutta colpa sua! Una delle prime cose che si apprende da bambini.
E nonostante che la responsabilità appaia sostanzialmente di entrambi, visto che godevano di libertà di scelta e che ambedue hanno addentato la mela, furono cacciati dal paradiso terrestre e da li è cominciata la “storia” e la responsabilità di genere.
Perdendo l’armonia con la natura, secondo Fromm, ma acquisendo l’intelletto (percependo il male della disubbidienza)essi perderanno così anche l’accordo tra loro e l’uomo accuserà la donna di averlo tentato.
E sempre secondo Fromm “dimostrando che l’uomo si sente comunque diverso anche dalla stessa donna (consapevolezza confermata dall’essersi visti nudi ed essersi scoperti fisicamente differenti)”, l’unica salvezza sarà la ricerca dell’amore perso “nelle sue diverse forme” salvo la reciproca solitudine.
C’è poco da giraci intorno.
Papa Bergoglio, che non è proprio un improvvisatore, a tal proposito ha dichiarato: “Adamo? Un maschilista, incolpò Eva per la mela” aggiungendo un giudizio totalmente condivisibile “la brutta figura di Adamo, quando Dio gli chiese perché aveva mangiato la mela e lui risposte che gliela aveva data Eva: la colpa è sempre della donna, povera donna!”.
Le figure di Adamo ed Eva, con il loro non proprio esaltante modo di agire, hanno influenzato religioni e cultura dagli albori della nostra storia, potremmo dire fino ad oggi, condizionando e determinando comportamenti di genere differenti quanto vicendevolmente convalidati da opportunismo ed ignoranza, debolezza e prepotenza, intelligenza e coercizione, maternità e sessualità che nel tempo hanno configurato e consolidato i ruoli.
Nella figura, pur controversa di Eva, lo schema è sempre quello della subdola tentatrice e traditrice. Un mantra spesso ripetuto da coloro che usano violenza sulle donne, non dichiaratamente accettata ma intrinsicamente giustificata in una cultura che non riesce a cambiare profondamente e che contribuisce alla instabilità della coppia e alle sofferenze spesso della donna, vittima, insieme ai figli, di prepotenza, arroganza, danni fisici e psicologici.
Da Eva , le donne hanno preso da tempo le distanze.
Da qualsiasi angolatura la si veda, le donne si sono stancate di essere considerate le sue eredi per genere e mentalità.
Certo, nel rileggere i tormenti a cui le nostre antenate sono state sottoposte dopo di lei, viene da chiedersi come questo genere non si sia estinto.
Eppure, proprio a causa dei suoi dolori, successivamente la donna ha fortificato la propria identità senza rinnegare il genere di appartenenza. Inevitabile dunque che cercasse, di volta in volta, di sviluppare strategie difensive, arrivando fino al millennio in corso.
Grazie al percorso anticipato dalle nostre progenitrici ma soprattutto da quelle che che hanno fatto la storia del ‘900, ci ritroviamo oggi a dovere riflettere, con grande disappunto, che ad Adamo ed Eva siamo ancora molto vicini.
Portiamo su di noi un fardello di speranze e di aspettative disilluse di cui ci dobbiamo fare carico nella ricerca sempre più consapevole che solo attraverso una strategia mirata, sarà possibile non lasciare ulteriori strascichi alle nuove generazioni. Partendo da una visione storica inevitabilmente differente ma compatibile, acquisendo un concetto fortemente unitario nell'’assoluto bisogno di ritrovare l’armonia che perdettero Adamo ed Eva.
Viviamo in una società complessa e diversificata. Ogni cambiamento nel mondo avviene, nel migliore dei casi, per via politica e non ci nascondiamo dietro un dito che l’ equilibrio complessivo cui aspireremmo appare per il momento ancora lontano. Eppure i tempi che a noi sembrano lunghi, vengono divorati dalla storia in un attimo e, in quell’attimo, si rende necessario fare la propria parte.
Dopo la solitudine conflittuale di Adamo ed Eva, resta da sperimentare che insieme, tutte e tutti, si può.
Dalle 18 alle 20
L'Italia riparte con lo sguardo delle donne
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