La donna dell’Ariston

da | Feb 3, 2012 | Editoriali

La donna dell’Ariston
Polemiche sulla presentazione della valletta di Sanremo da parte delle associazioni femminili e non

Il Festival di Sanremo è stato ed è ancora, la più grande manifestazione canora del nostro Paese ma anche una delle maggiori manifestazioni culturali.
Quando milioni di cittadini/e/ragazzi/bambini, famiglie intere, vengono affascinati, negli anni passati dalla radio, oggi allo schermo televisivo, nel seguire uno spettacolo, è inevitabile che esso assuma un valore ed una responsabilità collettiva che non dovrebbe essere disattesa.

Una manifestazione che, nata negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in cui ancora la cultura di massa era a livelli di grave ignoranza scolastica e la parola si basava sui dialetti, riuscì a proporre un nuovo linguaggio attraverso i testi delle canzoni.

Attorno a questo evento, in un’Italia in piena fase di ricostruzione, si misero in moto anche il turismo della Riviera dei fiori, della moda fatta di eleganza e stile, di spettacolo per la presenza di ospiti famosi e della cultura giornalistica e televisiva poi. Il festival divenne un simbolo per tutta la società, ebbe una rilevanza nella storia della televisione italiana messa in ombra, forse, negli  anni successivi, solo dalla trasmissione di Lascia o Raddoppia.

Fu un giorno magico il 29 gennaio del 1951, in cui presero l’avvio, attraverso la diffusione radiofonica,  le prime note del festival nella case Italiane, trasmessa in diretta da uno dei locali più eleganti, il Salone delle feste del Casinò di Sanremo, introdotto  dallo storico presentatore Nunzio Filogamo  e dal suo saluto: "Cari Amici, vicini e lontani…buonasera…buonasera ovunque voi siate".

Come tutte le manifestazioni pubbliche anche il festival si è adeguato, nel tempo, ai cambiamenti epocali, ai gusti mutati e ad un’espressione musicale moderna e differente.
Cambiarono le musiche e le parole delle canzoni, i cantanti e cambiarono i presentatori. Fino ad introdurre, nel 1957 un cambiamento storico per il genere femminile che vide, nell’affiancamento alla figura del presentatore (che era ancora Filogamo) alcune donne: Nicoletta Orsomando, presentatrice TV, e le attrici  Marisa Allasio e Fiorella Mari.

Da allora ad oggi, ad ogni edizione del festival, si sono succedute figure femminili che rappresentavano i gusti del momento, ma l’unico vero requisito valutato dagli animatori del festival era la bellezza, alla quale non era chiesto altro che porsi come tale, indifferente al fatto che nascondesse altro oltre l’immagine.
Come venivano chiamate? Presentatrici? Coadiuvanti? Vallette? Poco importava. A loro non veniva chiesto che di esibirsi, di sorridere e di accettare quel ruolo.

Se oggi, all’alba di quest’ennesima edizione del festival 2012, le donne si stanno ribellando alla  maldestra presentazione della valletta di turno, che è stata oggetto e protagonista di un orribile performance da parte dei due presentatori, sta a significare che forse oggi la  tolleranza delle donne è arrivata al limite. 

Circola in fatti sul web una protesta collettiva , affinché la TV faccia ammenda perché, come sostiene Lorella Zanardo, regista:” L’anziano presentatore (Morandi), quasi nonno per Ivana (la valletta), prima invita la telecamera a riprenderle il corpo, poi le sposta la giacca per mostrare meglio il seno al pubblico a casa.
L’altro presentatore (Rocco Papaleo), quasi padre per Ivana, la guarda con occhio seduttore, direi inquietante; le chiede un bacio come si fa, purtroppo, anche con le bambine. Entrambi la trattano da deficiente, umiliandola, oggettivizzandola”.

Di più. L’associazione (mista) Pulitzer, nata per promuovere e diffondere la cultura nel mondo dell’ informazione e della comunicazione, ha  rivolto  un appello al Direttore Generale della Rai, Lorenza Lei , nel suo ruolo istituzionale di Direttore generale dalla RAI ma, ancora prima e soprattutto, in qualità di Donna, al quale hanno e stanno aderendo migliaia di donne e associazioni.

“Il 25 gennaio 2012 al TG1 delle 20.00 è stato trasmesso un servizio giornalistico offensivo e umiliante nei confronti di tutte le donne italiane e dei cittadini che pagano il canone per ricevere un servizio pubblico. Stiamo parlando del servizio realizzato dal giornalista Vincenzo Mollica dal titolo “La donna dell’Ariston” nel quale Gianni Morandi e Rocco Papaleo presentano Ivana Mrazova, la valletta della prossima edizione del Festival di Sanremo. Nel vederlo – è inserito in calce alla presente – si renderà conto che si tratta non solo di un pessimo esempio di informazione televisiva, ma di un vero e proprio schiaffo alla dignità delle donne.

Come in un film che abbiamo già rivisto tante volte, e che siamo stanchi di vedere, la ragazza bella, giovane, straniera e inesperta, come una stupida bambolina viene rimbalzata tra i due uomini affermati, che le dicono che cosa deve fare e che cosa deve dire. Una bella marionetta senza testa che per muoversi e parlare ha bisogno di due abili burattinai che hanno tre volte la sua età. Noi sottoscritti firmatari chiediamo, come "risarcimento di immagine" che Lei prenda pubblicamente posizione contro questo umiliante servizio prodotto dalla sua azienda e che il TG1 delle 20.00 offra uno spazio adeguato ai giornalisti che lo hanno realizzato ed ai due conduttori per scusarsi pubblicamente con le donne italiane;
Che vengano immediatamente poste in essere tutte le iniziative necessarie perché vengano rispettati standard giornalistici degni di un servizio pubblico, nel pieno rispetto dell’immagine e del ruolo della donna.
In mancanza, ferma la nostra azione presso tutti i media atta ad ottenere quanto sopra, annunciamo sin d’ora che ci attiveremo presso tutte le sedi competenti, inclusa la Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, al fine di ottenere una adeguata risposta”.

Può darsi che ci sia una risposta?  Può darsi che arrivino le scuse degli organizzatori? Dei giornalisti che hanno fatto il pezzo? Dei presentatori?
Sarebbero scuse tardive ed ipocrite, fatte forse per riguadagnare un po’ di ascolti.

Quello che emerge da tutto questo è peggio di ciò che si è visto.
Perché l’immagine anziano/donna-giovane,  donna(giovane)/corpo, corpo di donna/oggetto da esibire, esibizione/ guadagno, sono tutte equazioni che purtroppo rappresentano  modelli e stereotipi di una cultura di basso profilo mantenuti in vita da comportamenti diseducativi. Ancora più gravi e lesivi quando si rendono visibili e praticati da chi ha ruoli di maggiore responsabilità sociale o riveste ruoli pubblici e politici.

Nell’insediarsi a Palazzo Chigi, il premier Monti ha sottolineato l’importanza che  la presenza e la forza femminile ha nell’economia del Paese e il ministro del lavoro e del dicastero della Parità, Fornero, ha più volte ribadito che perché le donne possano inserirsi a pieno titolo nei posti decisionali e nel mercato del lavoro, è necessario non  solo rivedere i ruoli precostituiti in questi ambiti ma soprattutto puntare allo scardinamento di un vecchio modello culturale che inficia lo sviluppo della società nel suo complesso, di cui le donne sono cittadine e protagoniste a tutti gli effetti.

Pensavamo che la grave crisi che stiamo attraversando, che ha necessitato di un rapido cambiamento di governo  per ritrovare credibilità oltre confine, per ricercare soluzioni interne, portasse anche ad una maggiore austerità  di comportamenti.
Ci aspettavamo che anche una manifestazione come il Festival, che da sempre è lo specchio  attraverso il quale ci guardano e ci guardiamo, avesse un occhio più attento al vissuto di milioni di giovani che non praticano l’esibizione per apparire e guadagnare, che faticano a pensare alla dignità di un futuro.

Si è persa ancora una volta l’occasione e come sempre, in prima fila, c’è un corpo di donna.


lindro.it, 1 febbraio 2012