La donna, l’uomo e i diritti in Italia (13 febbraio 2011), di Matteo Tuveri

da | Feb 11, 2011 | L'opinione

 Con piacere vengo a conoscenza della giornata di mobilitazione (13 febbraio p.v.) dedicata alla lotta contro la visione e l’uso commerciale e sessista del corpo e della figura della donna nella società italiana, a opera di mass media e persone che stanno cercando, in varia misura e grado, di inficiare le numerose lotte portate avanti dalle donne fra gli Anni ’50 e ’60 e che, tuttavia, sono iniziate ancor prima dell’unificazione italiana, e delle quali personalità come Anna Maria Mozzoni, Nilde Iotti e Adele Faccio sono solo la punta di un iceberg enorme di dignità tutta femminile che contempla però numerosi altri nomi che ora, per motivi di spazio, non mi è concesso citare.  

Questo uso scandaloso della figura della donna arriva a toccare punte estreme nei tentativi di annullare la loro dignità personale attraverso pubblicità, personaggi e fatti atti a rinverdire le divisioni tradizionali fra i sessi, a riproporre un corpo femminile asservito al sesso, all’uomo "dominatore" e alla visione immanente della donna, una visione emminile che oscilla fra la figura della Vergine, solo moglie e madre fedele e silenziosa, e la figura della prostituta, barocco e sgargiante emblema del corpo-oggetto; figlio della donna craxiana e poi berlusconiana, della Milano da bere, del Bunga Bunga e del velinismo (e gli aggettivi potrebbero continuare). Un rampantismo utilitaristico che oggi bisogna ripudiare in nome di una sobrietà laica e pluralista, aperta alle differenze e all’accoglienza dell’altro. 

Dietro questi due prototipi inventati da pubblicitari, politici e uomini di fede in malafede, sta la vera donna che mai, e dico MAI, è possibile ridurre e ricondurre solamente a un prototipo. Esistono le donne, le donne madri, le donne mogli, le donne single, le donne lesbiche, le donne suore, le donne prostitute, le donne affermate, disoccupate, precarie, impegnate, disilluse che affollano ogni giorno le strade e le metropolitane di questo povero paese chiamato Italia. Tutte queste donne hanno lottato e sofferto nei secoli per unificare il paese, per portarlo avanti durante le due guerre, per liberarlo dagli invasori e per formarlo a loro immagine durante le lotte per l’interruzione di gravidanza, per il divorzio, per un lavoro e un salario uguale a quello degli uomini, per un posto nel mondo che sia solamente loro, dovesse essere in un convento, in uno studio legale o una fabbrica o in un campo di pomodori. Sono queste le donne italiane, quelle che incontriamo ogni giorno, senza gioielli, farfalle di brillanti e senza il cartellino del prezzo sull’orribile seno rifatto. 

A queste donne bisogna dare il nostro appoggio, prima di tutto in quanto esseri umani, perchè i Diritti Umani, imprescindibile diritto di ogni uomo e donna al riconoscimento delle proprie esigenze di rispetto della dignità, sono la base fondante di ogni essere vivente. Bisogna dare a queste donne il nostro appoggio perchè artefici attive della società civile (ma anche religiosa e militare) e perchè faccia complementare della stessa medaglia dell’essere umano, l’altra faccia di questa medaglia è quella dell’uomo, genere al quale appartengo e che senza la donna diventa un essere sociale e politico incompleto e inefficace. Diventa una società demagogica e inefficace, quella società che escluda anche un solo suo membro. Questo succede ogni giorno con le donne, gli omosessuali, i bambini, gli immigrati, i disoccupati, i precari e tantissime altre categorie.  

Dunque, l’eterna situazione di asservimento della donna nei confronti dell’uomo assume oggi un carattere più generale che ci impone una riflessione e l’esigenza di difendere e vigilare sui Diritti Umani, sulla reale situazione della democrazia in Italia e sulla conformità reale della nostra Costituzione nei confronti di donne, uomini, coppie e bambini. Parlare di diritti delle donne, difenderli, non è dunque solamente un gesto altruistico, ma anche un gesto egoistico, perchè scendere in piazza con loro significa imporre all’opinione pubblica una pressante riflessione sull’onestà nell’amministrazione della Cosa pubblica e sulla condizione dei Diritti Umani in Italia. Parliamo di coppie di fatto, coppie omosessuali, diritto al lavoro, precariato e salvaguardia dell’ambiente. Ma si parla di questo sui giornali e soprattutto in Parlamento? Quale sarà il "dopo" e il futuro per le donne e tutte le categorie ai margini? Bisogna tracciare percorsi, educare, agire ogni giorno. 

Solo una società conscia del valore delle sue donne e dei suoi uomini, e del giusto rapporto fra i sessi, riuscirà a capire e a portare a compimento i dettami della Costituzione italiana, nella quale credo profondamente in quanto cemento fondante della nostra società civile e laica.