di Linda Laura Sabbadini
Indietro non si torna. Lo ha confermato due giorni fa la Corte Costituzionale ritenendo infondate le argomentazioni dei difensori di Tarantini nel processo di Bari che volevano abrogare il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione della legge Merlin, in nome di una presunta scelta libera e consapevole delle donne di prostituirsi. «Un vulnus alla libertà sessuale», si sono permessi di dire. Lo dicono le donne, quelle che oggi parteciperanno allo sciopero per la loro libertà e autodeterminazione o alle innumerevoli iniziative nei territori. Quelle che in questi mesi hanno lottato contro il disegno di legge Pillon in tante, femministe e cattoliche, di centro sinistra, di centro destra, del Movimento 5 stelle, lavoratrici retribuite o casalinghe, giovani, adulte o anziane. Non sono certo i manifesti della Lega che teorizzano una donna solo moglie e madre, come quello di Crotone che possono far tornare indietro le donne. Né disegni di legge che tendono a liberalizzare la prostituzione usando il corpo delle donne come merce. O che puniscono donne e uomini perché si separano.
Il Medio Evo è lontano. Le donne vogliono realizzarsi su tutti i piani, non sono disponibili ad arretrare. Non lo sono le generazioni dei diritti conquistati che si sono impegnate fin da giovani per la propria libertà, modernizzando il Paese. E che sono molto preoccupate del clima del Paese. Non lo sono neanche le generazioni più giovani che magari non conoscono la legge Merlin e neanche il disegno Pillon ma sanno che vuol dire libertà femminile, investono in cultura e formazione, navigano virtualmente e non per il mondo, e non hanno confini. Vogliono realizzarsi nel lavoro ma anche mettere su una vita autonoma e avere i figli che desiderano oppure non averne proprio.
Pensiamo veramente che possano accettare di tornare a ruoli tradizionali? I tentativi di far arretrare i diritti delle donne sono in atto, giorno dopo giorno e si ammantano spesso di linguaggi moderni. Prostituzione come libertà sessuale e libera scelta. Bigenitorialità perfetta invece che punizione di donne e uomini che si separano e dei loro figli. Ma bisogna essere coscienti che sono tentativi. Perché esistono due grandi fattori che giocano contro l’arretramento sui diritti: primo, la nostra Costituzione, secondo, la forza delle donne e dei cittadini di questo Paese.
Vediamo il primo. La Costituzione rappresenta un baluardo, perché evita che il diritto vada a cristallizzare relazioni di dominio. Pone un limite invalicabile. Le leggi possono passare in Parlamento. Alcune lobby possono raggiungere la maggioranza e ottenere norme pericolose dal punto di vista dei diritti fondamentali. Ma esiste la nostra Costituzione per bloccare questi tentativi. La Corte Costituzionale svolge un ruolo prezioso. E così il tentativo di abrogare il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione viene bloccato in nome dell’art.3 sull’uguaglianza e dell’art.41 che prevede che ogni attività economica deve rispettare la dignità umana ed avere un’utilità sociale. E certo la prostituzione non entra nella fattispecie. E per l’ennesima volta la grande Merlin resiste.
Vediamo il secondo. La forza delle donne è una realtà. Ma a volte le donne stesse non ne sono coscienti. Perché la fatica è tanta e quotidiana. E perché non tutte vanno avanti nello stesso modo. C’è chi peggiora e va indietro, le disuguaglianze tra donne crescono. Le donne del Sud hanno un tasso di occupazione pari alla metà di molte zone del Nord. Circa 45 punti di differenza di tasso di occupazione tra Bologna e Foggia. Veniamo da un periodo di crisi lungo e difficile. Ma le donne hanno retto meglio all’impatto della crisi. Hanno superato il livello di occupazione pre crisi di 585 mila unità nel 2018. Gli uomini erano ancora 380 mila sotto. Sono cresciute non solo le professioni non qualificate ma anche le libere professioniste, avvocate, psicoterapeute, analiste di sistema, contabili e non di poco, di 200 mila unità. Sono cresciute nei luoghi decisionali, seppure il balzo si è avuto solo laddove sono state utilizzate misure antimonopolio maschile, come nel caso della presenza nei cda delle aziende, ampiamente sopra il 30% e in Parlamento. E le giovani studentesse hanno imparato più di prima a interrompere la violenza da parte del partner prima dell’escalation contribuendo alla diminuzione della violenza stessa (passa dal 17% al 12% dal 2006 al 2014).
Molto spesso l’aria di maschilismo è pesante. Si rimane sconcertati dal suo sdoganamento, della tanta aggressività e anche dell’intolleranza tollerata da autorità che dovrebbero combatterla. Ma non durerà a lungo. Possiamo cambiare noi tutti l’aria. Il Mahatma Gandhi diceva «Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo nel mondo». L’aria contaminata di maschilismo e intolleranza sarà spazzata via dal forte e dolce profumo di donna che invaderà il Paese. Serve solo una cosa, essere coscienti della forza delle donne e dei cittadini di questo Paese, attivarsi, ognuno nel suo piccolo, unirsi, non rimanere frammentati, per il bene comune. Per il bene di chi sta peggio tra noi. Per i nostri diritti.
pubblicato su la Stampa.it