La giusta distanza

da | Dic 18, 2017 | L'opinione

E’ un’idea distopica quella che il mondo riflette di se’ in queste ultime giornate di avvento, dove le fragili utopie di pace si stanno progressivamente sgretolando contro le reiterate azioni violente che si registrano in vaste aree del pianeta. Le informazioni che ci giungono suscitano una legittima preoccupazione, mediata dal tempo che viene loro dedicato dai Media.
Il direttore dell’ISPI Paolo Magri, ha esemplificato l’argomento con queste parole : “ le notizie possono essere idealmente rappresentate da palle colorate tenute in equilibrio da un giocoliere”. Infatti la visibilità che viene loro assegnata ha una durata temporale limitata, stabilita da dinamiche precise di comunicazione non sempre facilmente decifrabili da parte degli spettatori, i quali bloccano o spostano le lancette della loro attenzione in rapporto all’offerta fornita dal “circo mediatico”.
Ci stiamo progressivamente trasformando in un popolo di “tuttologi”; parliamo di politiche estere senza conoscere i confini territoriali delle nazioni e degli equilibri politici interni; discutiamo sul valore del Bitcoin e sulle nuove strategie economiche senza avere cognizioni di economia reale e virtuale. Il mondo viene restituito vicinissimo, visibile attraverso una diretta televisiva continua, fruito mediante le connessioni della Rete. Per una distorta regola del contrappasso viene trasmessa l’idea di una realtà vicina percepita come lontana, definita da immagini che suscitano fugaci emozioni alle quali viene accordata considerazione solo il tempo necessario per spostare la palla da una mano all’altra.
Le catastrofi umanitarie e ambientali sono reali, così come esistono timori concreti di guerre nucleari e religiose, ma sono troppi coloro che sembrano osservare “ la giusta distanza”, necessaria a non smuovere i sensi anestetizzati della responsabilità e della partecipazione. Le nostre generazioni al termine del loro percorso temporale saranno giudicate dai posteri, anche sulla loro indifferenza.
Ho il concreto timore che considerare gloriosa la sentenza sul nostro agire, sarà davvero arduo.

Augusta Amolini