LA LUCE DELLE DONNE

da | Dic 20, 2021 | L'opinione

di Sonia Berti

Fa rumore, in questi giorni, il presepe di strada realizzato a Villalta, frazione di Cesenatico, in cui il bue e l’asinello scaldano Maria che riposa dopo il parto, mentre è Giuseppe che culla il piccolo Gesù appena nato.

«Abbiamo ritenuto così di celebrare San Giuseppe, alla cui immagine la Chiesa ha dedicato il 2021 – spiegano gli organizzatori – è un riconoscimento alla paternità e al rispetto mostrato nei confronti della donna, della madre, in questo caso Maria». Un degno omaggio alla bigenitorialità, di cui spesso ambiamo il progresso.

Ma anche un grande omaggio alle figure che, pur restando nell’ombra, come Giuseppe, sono costantemente vicine alle persone che necessitano di sostegno. A questo personaggio, così speciale nel panorama cattolico, papa Francesco ha dedicato l’intero 2021: anno particolarmente sentito per i riscontri della pandemia. Lo ha fatto per ricordare a tutte e tutti noi che talvolta – e specialmente nel periodo di pandemia che stiamo vivendo – gli “eroi” delle nostre vite sono persone comuni delle quali spesso ci si dimentica.

E da questa visione “innovativa” della coppia, è facile pensare a tutte quelle donne che, grazie anche a uomini che le hanno sostenute, hanno contribuito alle “svolte di vita” delle rispettive società.

Come Kamala Harris, che solo diventando vicepresidente degli Stati Uniti ha infranto tre record: prima donna, prima asiatica del sud America e prima persona di colore a diventare vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Senza contare il record più importante, aver ricordato a tutte le bambine del mondo che devono e possono essere ambiziose.

Lo stesso messaggio di coraggio è quello che ha portato, in Africa, l’elezione di Samia Suluhu Hassan come prima presidente donna nel Paese. La seconda, se l’orizzonte viene allargato all’intero continente africano. “Mama Samia” come viene chiamata in segno di rispetto per i suoi 61 anni entra nella storia della politica tanzaniana anche perché mai prima d’oggi qualcuno aveva ricoperto questa carica senza passare dalle elezioni. Nessun colpo di mano o abuso di potere, tutt’altro: successione diretta.

L’«impegno per la salvaguardia della libertà di parola» è una delle tante motivazioni che hanno permesso a Maria Ressa di vincere, insieme al collega Dmitry Muratov, il premio Nobel per la Pace 2021. Con le sue inchieste, Ressa ha smascherato la corruzione e la violenza del governo filippino di Rodrigo Duterte e, per questo, è stata denunciata e arrestata più volte. Ma non si è mai fermata.

Tre simboli, ciascuna a modo suo, di coraggio e voglia di lottare che ci ricordano quanto è ancora oggi il lavoro da fare perché tutte le donne possano esprimere il proprio coraggio e le proprie capacità. Perché il mondo che ci sarà dopo la pandemia sia un luogo più “condiviso, anche per combattere le violenze di genere” – come si è augurata Chimamanda Ngozie Adichie nel suo discorso di apertura al Salone del Libro di Torino.

Un luogo, ci auguriamo noi, dove uomini e donne possano avere stessi diritti e stessi doveri, stessi sogni e stesse possibilità di raggiungerli.

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