di Tristana Dini – Mimesis ed.
Le teorie e le pratiche femministe offrono un punto di avvistamento privilegiato sull'orizzonte biopolitico che viviamo.
Da due secoli al centro dell'area di attrito tra biopolitica e democrazia, il femminismo – nelle sue numerose varianti – ha messo a nudo il carattere contraddittorio di categorie della teoria politica classica come uguaglianza, democrazia, individuo, diritto, cittadinanza.
Se la vita al centro delle traiettorie del bio-potere si configura come vita sacra, uccidibile, “nuda vita”, le teorie femministe la collocano in una dimensione relazionale di interdipendenza.
Ma in che modo la comune vulnerabilità può aprire ad una politica differente? Che rapporto c'è tra biopolitica e cura materna? Nel momento in cui le nuove tecnologie portano il capitalismo al cuore della vita, della sessualità, della riproduzione e i corpi delle donne risultano frammentati, oggettivati, investiti dal biopotere, si fa urgente una “politica della vita materiale” in grado di disegnare nuovi modi di abitare la contraddizione tra bíos e zoé.