“ La salute mentale è politica”, commento al libro scritto di Piero Cipriano
Il libro che ho da poco finito di leggere, tutto di un fiato, è un testo per chi vuol sapere cosa si cela dietro le pilloline della felicità che medici in generale e psichiatri propinano quando si è depressi o c’ è un forte disagio mentale.
L’autore è uno psichiatra che arriva dall’Irpinia. Vive a Roma, con svariati anni di esperienza nel campo della clinica della sofferenza. Il suo “mantra” o pensiero cruciale è quello legato ad abolire i manicomi e a tutto quello che è legato a quel mondo di detenzione e chiusura dal mondo, come la contenzione in casi di agitazione psicofisica e il “manicomio chimico”. Ovvero quando si vuole somministrare farmaci in quantità industriale senza rispettare la persona.
Ecco, Piero Cipriano si fa problemi etici, morali.
Non siamo etichettabili a diagnosi, ma al senso e alla trascendenza che noi come persone possiamo far emergere. Dalla nostra vita, dalla nostra storia.
Lo psichiatra-scrittore invece propone la relazione umana come foriera di cura e guarigione. In cui il senso delle parole prende posto al nonsense degli psicofarmaci.
E arrivo al significato del titolo.
Cipriano afferma che le case farmaceutiche sono la realtà del capitalismo nel mondo clinico che dettano legge in un contesto dove mancano idee nuove e teorie sociali.
Piero Cipriano è un neo-basagliano, ovvero segue per buona parte chi ha lavorato nelle istituzioni come Franco Basaglia, contrario alla violenza istituzionale che la psichiatria ha sempre svolto su chi ha un disagio mentale, specialmente se grave. Erano gli anni, i 70-80, della contestazione studentesca, delle fabbriche occupate, come degli scioperi ad oltranza. Gli anni di rivoluzione, di ideali ma anche di rinascita di un’idea di coscienza, di classe, di città.
Così lo psichiatra irpino coglie in questi movimenti e nella critica al potere sulle persone, il vero strumento di ribellione al sistema capitalistico, al potere consolidato, che ci vuole sottomessi e silenti, ovvero sordi e muti con chi ha in mano la nostra vita. Con gli psicofarmaci si diventa come degli zombie. Mentre con le sostanze psichedeliche si espanderebbe la coscienza.
Ma il mondo psichedelico può essere considerato un esperimento e non una vera alternativa al mondo degli psicofarmaci.
Un mondo, invece, con senso e trascendenza, con coscienza e no restraint, cioè senza limiti, un po’ anarchicamente, ma finalmente umano, libero.
Io propongo questi temi nelle mie sedute e quasi sempre funziona, perché credo nella relazione trasformata con il dialogo aperto, come il Cipriano conosce e applica.
Chi si avvicina al libro di Piero Cipriano, è portato a pensare in senso critico, con l’entusiasmo di chi vuole cercare ancora mezzi per far star bene gli altri, ma con ideali e idee sempre più umanitarie e senza vincoli di sorta.
Un libro, insomma, fluido e scorrevole, a tratti specialistico, ma chiaro.


