di Elisabetta Righi Iwanejko
Dalle sit com al palazzo. Sembra un film invece è un film che diventa realtà. Nel 2015 in un serial televisivo “Sluha Narodu” (Servitore del Popolo) Volodymyr Zelensky ha interpretato il ruolo di un Presidente onesto che combatte la politica corrotta e gli antagonismi sociali.
Ora il comico, attore, regista è stato eletto Presidente dell'Ucraina con il 73% dei voti. Un plebiscito di enormi proporzioni in una campagna elettorale che ha rappresentato un vero e proprio referendum sul Capo di Stato uscente Petro Poroshenko.
Un'ascesa fulminante, malgrado le polemiche sul partito creato dallo staff di produzione della serie tv e le accuse di essere sostenuto dall'oligarca Ihor Kolomojsk, perchè il paese aveva voglia di voltare pagina. Un risultato che rassicura Mosca e forse allontana Kiev dall'Europa.
Poroshenko, sull'onda nazionalista della guerra del 2014, intendeva bruciare le tappe nell'integrazione con Ue e Nato. Una scelta che aveva provocato forti attriti con la Russia e alimentato una crescente tensione tra la stessa Nato e Putin che aveva dispiegato batterie missilistiche al confine con i Paesi Baltici. Sul piano interno il susseguirsi di governi di estrema destra, che avevano addirittura l'appoggio conclamato dei gruppi neonazisti, aveva spaccato in due una nazione ancora sanguinante delle ferite del conflitto bellico della primavera 2014 culminato nell'annessione della Crimea alla Russia.
Nel 2014 Poroshenko, già Ministro degli Affari Esteri del Presidente Yushenko e della premier Yulia Timoshenko nel 2009-2010, si era imposto facilmente con il 54% dei suffragi nel ballottaggio, anche se nelle regioni filo-russe non aveva oltrepassato il 30%. Nella sua posizione di terzo uomo più ricco dell'Ucraina, soprannominato il “Re del Cioccolato”, dopo l'acquisizione del gruppo Roshen nel 1990, proprietario di reti televisive e quotidiani cartacei, aveva finanziato la cosiddetta “Rivoluzione Arancione” del 2004.
Le molteplici accuse di evasione fiscale e trasferimento illegale di fondi all'estero non gli hanno impedito di ricoprire cariche strategiche nel quadro degli organi di controllo del sistema economico-finanziario Presidente della Commissione Parlamentare Finanze e Presidente del Consiglio d'Amministrazione della Banca Nazionale.
Durante il mandato presidenziale ha firmato l'accordo di associazione con l'Ue, prima tappa di un rapido ingresso che tuttavia la Commissione di Bruxelles ha frenato, essendo piuttosto folta la lista di paesi candidati. L'effetto Poroshenko si è consumato in una fiammata di revanscismo del passato che è stato gradualmente superato dai problemi contingenti.
Nel faccia a faccia le vaghe promesse di Zelensky hanno comunque convinto l'opinione pubblica probabilmente affascinata dal contesto. Infatti il confronto non si è svolto in uno studio televisivo, bensì nella suggestiva e inedita cornice dello Stadio Olimpico trasformato in un'arena a cielo aperto sulla falsariga del Colosseo dell'Antica Roma.
Nelle odierne elezioni presidenziali ha vinto la speranza. Toccherà a Zelensky tradurre nei fatti il desiderio di un popolo che, dopo la guerra fratricida del 2014, aspira a vivere in pace e prosperità.