Subire una qualsiasi forma di violenza, verbale, sessuale, psicologica o economica in Cina non è più una questione privata. La Repubblica popolare cinese ha diffuso la sua prima bozza di legge contro la violenza domestica, un passo avanti verso la condanna di reati finora considerati fatti non punibili per legge e quindi senza un protocollo di difesa e tutela della donna maltrattata.
Il testo arriva dopo anni di impegno dei movimenti femminili. Solo dal 2001 la violenza domestica è stata dichiarata illegale, prima la legge non ammetteva il divorzio per abusi all’interno della coppia. Provvedimenti questi del 2014 che però non considerano le coppie non sposate o divorziate. Oggi finalmente le nuove norme consentono la tutela della vittima di aggressione entro 48 ore dalla denuncia e la possibilità di avviare una causa entro 30 giorni, con l’obbligo per la polizia di tutelarne l’incolumità e per scuole, ospedali o altre istituzioni di denunciare i casi di cui vengano a conoscenza.
Secondo i dati del quotidiano filo-governativo China Daily, il 40% delle donne cinesi sposate oppure in una qualche forma di relazione hanno sperimentato abusi fisici o sessuali. Un dato di sicuro parziale, poiché molti degli abusi restano e resteranno non raccontati e denunciati, come avviene in qualsiasi latitudine del mondo. Un cambio politico e giuridico può fare la differenza, soprattutto per assicurare alle cinesi strutture di accoglienza e protezione, possibilità ancora non presenti nel Paese e che costringono la donna a restare tra le quattro mura dove le violenze si consumano.