La violenza non è uno spettacolo, non è un canale per pubblicizzare se stessi: la violenza provoca sofferenze fisiche, morali o psicologiche indicibili.
Osservo e ascolto con interesse tutto ciò che dicono o scrivono esperti dell’argomento o persone comuni e ciò che emerge è la grande solidarietà al femminile, soprattutto nelle nuove generazioni che avvertono il bisogno di collaborare per il bene comune: questo aspetto mi rende fiduciosa.
Purtroppo però c’è chi, uomini e donne, usa questo argomento, molto in voga a causa delle continue violenze che si perpetrano ogni giorno sul genere femminile, per ritagliarsi uno spazio sotto i riflettori, senza spesso avere nulla da proporre se non banalità. Ciò nella migliore delle ipotesi.
La cosa peggiore avviene quando a mettere in atto certi comportamenti non sono gli uomini, bensì alcune donne disposte a tutto, anche a schiacciare le loro simili, perché l’importante è emergere, farsi notare facendo mercato della violenza, diventando nemiche di quel genere che dovrebbero solo difendere. Sono streghe di Biancaneve vestite da paladine delle donne, nei loro salotti comodi, dove la violenza non le può raggiungere, si limitano a parlare di ciò che non conoscono offrendo alle rivali mele avvelenate.
È aberrante usare il dolore per fini pubblicitari, è terribile usare la violenza della sopraffazione fingendo di voler aiutare le donne: dobbiamo riconoscere simili Arpie e isolarle per non offuscare il difficile cammino di tutte quelle donne straordinarie, la maggior parte, capaci di tanto faticoso lavoro quotidiano atto a difendere, e a difendersi, da chi sopraffacendo finge di combattere la violenza.
Il 25 novembre torna ogni anno, una data simbolo per le donne di tutto il mondo, e il 2017 vorrei con tutto il cuore fosse il punto di partenza di una nuova consapevolezza: la violenza va riconosciuta anche nei gesti meno scontati di chi, maschio o femmina che sia, ci sta accanto con falsi propositi di impegno sociale.
Maria Giovanna Farina
L’articolo è da diffondere riportando la fonte e l’autrice.