Più si parla di violenza sulla donna, più sembrano aumentare i casi di abuso, non solo fisico ma anche psicologico e spesso tutti e due contemporaneamente. Mi è capitato di confrontarmi con le donne durante gli incontri, lì mi sono chiesta se la pubblicità non sia propedeutica ad un incremento della violenza. Sappiamo quanto per vendere un prodotto lo si reclamizzi attraverso i media, ecco: noi parliamo di più, i giornali e le televisioni giustamente ne discutono e tutto sembra peggiorare. – Sarà forse che oggi si denuncia di più – mi hanno più volte risposto – e quindi i casi vengono alla ribalta –
Se da un lato è vero, dall'altro credo che la recrudescenza sia da imputare ad una parte della popolazione maschile refrattaria ad ogni sorta di educazione, discorso mirato, etc. Con certi soggetti ci vuole il pugno di ferro, la castrazione – come propongono alcuni in caso di stupro – Sono perplessa, certi rimedi non risolvono il problema alla radice e poi la castrazione chimica è una cura da somministrare con la certezza che il soggetto la segua correttamente, altrimenti addio effetti di diminuzione della libido.
Resta il fatto che chi uccide non lo si può curare con i farmaci, è un essere violento che sopprime la sua compagna quando si presenta l'occasione di poterla perdere. Perché reagisce così? Lo zoccolo duro dei maschilisti violenti mantiene in vita una cultura femminicida, è una minoranza capace di imporsi come modello da imitare: questo è il nocciolo del problema. I modelli, gli stereotipi, danno sicurezza a chi non ha nulla di personale da esprimere; considerare la donna un oggetto da possedere fa comodo a chi non sa conquistarla e come un oggetto di proprietà non la vuole cedere.
Credo fortemente nell'applicazione della legge, le pene devono essere comminate con grande severità per reati di questo tipo, certi soggetti non possono essere scarcerati con facilità, ma rieducati duramente all'interno delle carceri; non credo sia impossibile, con un po' di impegno si potrebbe far funzionare tutto. Il carcere duro non lede i diritti umani, ma con la giusta severità ri-educa.
Naturalmente non dobbiamo smettere di parlare di violenza, anzi! Soltanto è indispensabile far agire contemporaneamente la cultura del dialogo con la giusta punizione per chi commette un crimine contro la sacralità del femminile.
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata