Dal “Green new deal” del governo Conte allo “European green deal” affidato da von der Leyen a Timmermans. L’Agenda 2030 è al centro dei programmi politici italiani ed europei.
Manca un Pink new deal, un Patto delle donne per il lavoro.
Un'altra lettera al Conte bis
Avanti ragazze, non abbiamo ancora raggiunto gli obiettivi per rendere l'Italia un Paese per donne. Non abbiamo sconfitto la disoccupazione femminile, non abbiamo risolto la crisi strutturale della violenza maschile di genere, non abbiamo una maggiore rappresentanza al Governo.
Ma qualcosa si sta muovendo. La nuova Ministra per le PO e della famiglia ha annunciato un Family Act, l'archiviazione del DDL Pillon e misure per contrastare il divario retributivo e salariale. Esprimiamo soddisfazione per questi orientamenti politici in linea con le proposte che gli Stati Generali delle donne avanzano da anni. Esprimiamo anche viva soddisfazione per le dichiarazioni del Presidente Conte che in Parlamento ha sottolineato la centralità degli impegni per lo sviluppo sostenibile nei programmi del nuovo governo.
Siamo pronte ad incontri operativi, non audizioni, ma incontri con agende nelle rispettive mani per concretizzare una serie di proposte precise. Auspichiamo infatti che il nuovo Governo cominci ad avviare azioni per introdurre “il principio dello sviluppo sostenibile” in Costituzione, e che all'interno delle Cabine di regia venga introdotto un gruppo di lavoro sul Patto delle donne, per il lavoro, le imprese femminili e le loro interazioni territoriali. E' necessario un confronto immediato, cosi come immediata deve essere l'istituzione, il ripristino meglio dire, di un un tavolo di confronto con Palazzo Chigi e il Ministero dello Sviluppo Economico sull'imprenditoria femminile da avviarsi prima della definizione della Legge di stabilità, per dare voce alle politiche di genere nelle future politiche di sviluppo sostenibile.
Siamo anche soddisfatte degli orientamenti della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen un tema di Pari Opportunità e della recente designazione della Commissaria ad hoc. La presidente della Commissione ha specificato a Helena Dalli l'incarico a svolgere una serie di impegni precisi per rendere più ambiziosi gli obiettivi europei di raggiungimento delle pari opportunità e la piena occupazione in tutti gli Stati membri cosi come definito dalla Strategia di Lisbona. Un impegno fondamentale, per noi italiane essenziale dato che continuiamo ad essere il fanalino di coda dell'Europa in tema di occupazione femminile. Questa impostazione corrisponde a quanto proposto dagli Stati generali delle donne nel Patto delle Donne per l'Europa che verrà fin dal 2017, durante i lavori in occasione delle riflessioni e delle cerimonie per i Trattati di Roma. Confidiamo che Paolo Gentiloni, neo Commissario all’economia possa allargare il processo oltre gli aspetti economici per tener conto anche di quelli ambientali e sociali e che dia ascolto alle istanze di noi donne per portarle in Europa.
L’aria sembra cambiata. Ma noi siamo pronte?
Le pari opportunità declinate all'interno di uno scenario di sviluppo sostenibile con al centro il lavoro, le imprese, la difesa dei nostri territori e della nostra atmosfera, dell'acqua, devono ottenere un’attenzione crescente da parte del Governo, dei media, degli opinion leaders, di tutte noi insieme affinché non rimangano solo parole al vento, perché tanto nulla può cambiare.
Immaginiamo un percorso comune, con le Istituzioni, verso il raggiungimento di vere pari opportunità. Un percorso che può essere garantito solo dallo sviluppo sostenibile e quindi da scelte economiche e sociali che tengono conto dei cambiamenti climatici in atto. Ce lo chiedono i ragazzi e le ragazze del FFF, ce lo chiedono i nostri figli e le nostre figlie.
Siamo abituate a guardare avanti, per dare un futuro alle nostre vite e a quelle delle future generazioni. Da quando abbiamo avviato gli Stati generali delle Donne ci siamo impegnate ad aumentare, nei diversi luoghi dove ci rechiamo con i nostri gender tour, la consapevolezza dei problemi del mondo delle donne, della loro complessità, e della necessità di stimolare anche il cambiamento dei comportamenti individuali, attraverso l'assunzione delle nostre responsabilità. Ciascuno/a di noi deve interrogarsi sui propri comportamenti e cambiare i propri stili di vita.
Nella costruzione di un Patto delle donne l' agenda femminista e quella ambientalista si devono intrecciare e concordare insieme alcune priorità.
Occorre uscire dalla logica dei nostri steccati ideologici, imparare dai nuovi movimenti, lavorare con loro, parlare con loro. Imparare i loro metodi, il che significa più lavoro al di fuori dei luoghi istituzionali. Imparare il loro modo di pensare e il loro modo di approcciare i giovani, il che significa una maggiore priorità ai “nuovi” settori politici come l'ambiente, i cambiamenti climatici, i territori e le loro vocazioni.
Le politiche di genere si dovranno centrare sui pilastri della politica ( anche di quella estera), del lavoro, dei diritti, della rappresentanza delle risorse delle donne ma soprattutto della realtà e degli strumenti con un punto di vista pragmatico.
Le esportazione di armi, gli accordi commerciali e la politica migratoria si intrecciano inevitabilmente con la visione del mondo che stiamo disegnando.
Le conseguenze tra i vari settori politici ci pongono la questione di come l'intero Governo si potrà davvero assumere la piena responsabilità di una politica femminista.
I talenti delle donne non devono essere sprecati.
Le donne e il lavoro delle donne sono un valore aggiunto per una riduzione delle povertà, per uno sviluppo delle città e l'attivazione di politiche di urbanizzazione sostenibili, per un’istruzione di qualità, per una vera attenzione all'ambiente e al cambiamento climatico,per affrontare criticità emergenti quali le migrazioni in atto.
La maggior parte della forza lavoro è composta da donne che influenzano almeno per due terzi i consumi.
Ed è fondamentale che il mondo della politica, cosi ancora molto maschile nonostante tutto, tenga presente che le donne desiderano politiche più chiare, azioni concrete, una politica e una classe dirigente di qualità e competente, più servizi sociali ed educativi, più cultura, più sostegno a persone e popoli in povertà.
E' ora di una nuova economia al femminile che si fonda su uno sviluppo economico e sociale inclusivo basato sulla sostenibilità e su sistemi di governance del lavoro, della cultura, dell'innovazione e della creatività che rispondono alle esigenze e ai bisogni delle popolazioni. Un sistema di gestione trasparente della società, partecipativo ed informato che implica anche il coinvolgimento di una ampia platea di voci femminili, provenienti in particolare dalla società civile e dal settore privato.
Abbiamo bisogno di un cambiamento nei valori trasmessi dai nostri sistemi economici e finanziari: dalla ricerca della redditività al benessere, dagli schemi di concorrenza alla solidarietà, dalla disuguaglianza alla trasparenza.
Le donne chiedono da tempo un “Patto per le Donne” per entrare come nuove protagoniste. Non è più possibile che vengano chiamate a salvare il sistema del welfare e la caduta della domanda con il superlavoro domestico,forme sempre più accentuate di lavoro sommerso e sottopagato e, nello stesso tempo, a salvare il consumismo.
Noi donne facciamo della tolleranza un valore fondamentale, crediamo nella qualità delle relazioni e nella positività dei legami familiari, punto di riferimento sicuro e solido in un mondo incerto.
Abbiamo dalla nostra parte il tempo, il voto e la capacità di creare opinioni.
In tutto ciò si può intravedere una via per il futuro.
Isa Maggi
Stati Generali delle Donne
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Isa Maggi
Dottore commercialista – Revisore legale dei conti
European Register of Tax Advisers
Coordinatrice nazionale Stati Generali delle Donne www.statigeneralidelledonne.com
Presidente Sportello Donna
Presidente Fondazione Gaia
mail isa.maggi@tin.it