L'amore di Platone come rimedio ai conflitti

da | Ott 28, 2018 | L'opinione

di Maria Giovanna Farina

La prima riflessione sull’amore nella filosofia occidentale ci giunge dalla Grecia antica. Platone fu il primo, ispirato da Parmenide, a comprendere il vero significato dell’amore in tutte le sue espressioni

Nel Simposio, Platone ci riferisce una frase di Parmenide circa la nascita di Eros, il semidio generato da Poros e Penia, Espediente e Povertà, che a causa della sua origine, è sempre mancante e in ri-cerca, ma allo stesso tempo capace di risolvere i conflitti. Platone ce lo raffigura come un essere instabile che impossessandosi di noi ci trasmette le sue caratteristiche peculiari e ci aiuta a vivere al meglio la nostra vita.

La citazione di Parmenide è la seguente: “primo assoluto degli dei tutti, la dea, pensò Eros”. Una considerazione che contiene in sé la simbologia capace di racchiudere il senso più profondo del nostro essere-nel-mondo in relazione all’amore. Parmenide con la famosa considerazione “L’essere è, e non è possibile che non sia… non è, ed è necessario che non sia” introduce nella riflessione filosofica non soltanto la consapevolezza che niente si crea dal niente, e nulla può essere distrutto nel nulla, ma collegando tale idea ad Eros, conferisce al pensiero il suo valore generativo: Parmenide dà così ad Eros un compito fondamentale, quello di muovere l’universo. Ci parla dell’essere, del pensiero e dell’amore e allora vediamo come collegare i tre punti. Il pensiero è un parto della mente e la dea nel momento in cui lo ha pensato ha creato l’amore che esiste nelle sue diverse forme: ha partorito l’amore con l’atto del pensare.

L’amore quindi porta in sé una scintilla di divino che è perfezione, ma l’amore non è perfetto: chi è sempre mancante non può essere che imperfetto. L’amore, nato dal pensiero della dea, anch’esso non si crea dal nulla e non può essere distrutto nel nulla. Ciò che Parmenide ha affermato circa la natura del pensiero è quindi riferibile congiuntamente alla natura di Eros: nato da un’esigenza umana come è quella di amare. E si torna nella imperfezione, chi è perfetto non ha bisogno di nulla, mentre sia l’amore che il pensiero sono in perenne ri-cerca. Come spiegare questa antitesi? Ricordando che non è una piccola imperfezione ad inficiare ed annullare la perfezione originaria, la piccola imperfezione lo rende solo umano e quindi praticabile nelle relazioni umane. Ritornando alla “teoria” di Platone ispiratagli dal maestro Socrate: Eros come rappresentante dell’amore tra gli uomini vive secondo la sua doppia natura: anela verso il tutto avendo in sé la mancanza, come sua madre, ma sa sempre trovare la soluzione alla propria mancanza, ossia trova espedienti secondo la natura del padre. E così, non essendo né divino né mortale, quindi un semidio, sa essere rappresentante dell’amore umano in qualunque situazione esso si voglia esprimere. Non solo l’amore di coppia, ma anche quello per le arti, la politica, la scrittura… il pensiero. E così l’antitesi è solo apparente.

Il pensiero per Platone è forza vitale animata da un’incessante sete di conoscenza che il filosofo greco identifica con l’amore. Ne deriva che il pensiero è essenzialmente Eros, desiderio e frenesia implacabile di tornare là dove esso ha avuto origine, cioè nel mondo delle idee. Ma poiché, a causa di una colpa originaria, gli uomini hanno dimenticato la meta che spinge il loro pensiero a muoversi e ad agitarsi incessantemente, essi sono condannati all’insoddisfazione. Il compito della filosofia è risvegliare la reminiscenza sopita. Ri-trovare “ErosAmore” è il compito del filosofo, una missione che non si compie solo con la ragione.

ErosAmore, che è il dio e la sua emanazione, è una forza capace di colpirci, di possederci, di renderci folli: le sue frecce partono senza preavviso anche quando non siamo pronti ad accogliere la sua potenza vitale. Sì, perché l’amore è la forza della vita che cerca incessantemente di surclassare la morte. Se è vero che generalmente non siamo pronti a morire, allo stesso modo non siamo pronti ad amare: non siamo pronti a causa delle due grandi pulsioni, amore e morte, tra le quali viviamo in balia. Anche quando per disperazione vorremmo morire, amore ci prende tra le sue braccia e ci rimette in vita, allo stesso modo quando vorremmo amare, morte a volte interviene per frenarci. Ci sono casi in cui ciò accade e questo deve farci riflettere, possiamo così spiegarci le delusioni che impediscono di amare quando siamo inquinati dalla forza malefica della distruzione mortale. Nei momenti in cui ErosAmore interviene vittorioso, accade uno straordinario stravolgimento dell’equilibro: l’amore, impossessandosi di noi, ci costringe ad essere altro e per questa ragione pur di seguirlo siamo portati a trasformarci, a trovare nuovi orizzonti, a rinascere innamorati anche se non siamo pronti.

Ci possiamo innamorare di un’idea, di una missione o di una persona, ma il meccanismo che sta alla base del nostro mutamento è sempre lo stesso. Come diceva Dante, è l’amor che move il sol e l’altre stelle, e noi siamo in movimento come tutto l’intero l’universo grazie all’amore che è forza di aggregazione. Non dobbiamo però scambiare questa situazione per mancanza di libertà: l’amore per gli esseri umani è un’opportunità che ErosAmore ci dona, siamo esseri pensanti e sta a noi lasciarlo entrare o respingerlo, altrimenti sarebbe una contraddizione insostenibile: l’amore è libertà e mai potrebbe diventare costrizione, in quel caso non sarebbe più amore.

L’amore che gli uomini vivono va oltre la spinta naturale alla vita e alla conservazione di sé, esso è legato anche alla cultura in cui tutti sono inseriti: nasce così la possibilità di aggregazione sociale, di unioni di coppia e di tutte le relazioni realizzabili. L’amore è in ultima analisi, “qualcosa di noi che si sta facendo dono”, è donarsi all’altro, che nell’amore di coppia diventa dono reciproco nel desiderare solo il bene dell’altro. Il nostro desiderio è vederlo felice e godere insieme della felicità reciproca. Quando entra in gioco la sessualità cosa accade? Il Simposio ci avverte che ce n’è una che si accompagna all’amore, da preferire, ed un’altra che è solo brama di possesso di un corpo. Possiamo dire che ErosAmore quando produce desiderio sessuale legato al sentimento per l’altro permette di vivere una parte di quell’amore universale che crea legami dove il piacere non è solo mentale, ma nel nostro discorso rivolto al tutto, esso rimane solo un aspetto. Un aspetto importante che sa elevarci dal puro esercizio della sessualità.

In conclusione, ErosAmore, per la sua natura libera, non può essere rinchiuso rigidamente in una teoria; si possono individuare le sue varie forme espressive, stabilire i diversi casi, le differenti opzioni, le numerose variabili, trarre conclusioni, ma non possiamo imbrigliare il putto alato perché egli reclama in ogni momento il suo volo nel tentativo di riportarci nell’Iperuranio, nel luogo dell’eterno pensare da cui è sorto per noi e dove possiamo ri-trovare il vero amore. Quando pensiamo stiamo venerando Amore anche se non tutti i nostri pensieri sono degni di lui, ma la sua forza inalienabile sa farci riprendere la strada per ritrovare un attimo di perfezione.

E ricordiamo che con origine divina intendo riferirmi alla sacralità dell’amore, al suo dover essere venerato e rispettato come il dono più grande della vita. Amore è eterno e mortale, generativo e trasformativo, noi tutti siamo partoriti dalla sua potenza: Parmenide e Platone lo hanno compreso duemilacinquecento anni prima di Cristo.

(Foto di opera di Paola Giordano, “WO – MAN”-100×150-tecnica mista) 

pubblicatto su PRESSENZA, 28/10/2018