Peccato, veramente peccato che l’ottimo documentario “Proserpina e le altre”* sia andato in onda in seconda serata.
Proposto da LA7 in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è un’occasione mancata per proporre a un pubblico più vasto e in modo innovativo l’attenzione verso questo terribile fenomeno con cui ci relazioniamo sempre più spesso.
La violenza contro le donne, quella di ieri e di oggi, non può essere infatti ricordata, trattata, denunciata, combattuta solo unendosi in una celebrazione, pure importante e necessaria a risvegliare le coscienze e il senso della responsabilità collettiva. Una celebrazione, questa indetta dall’ONU nel 1999, perché la violenza contro le donne è un fenomeno mondiale, che chiede di mettere in campo ogni sforzo, ogni metodo che vada alla costruzione del rispetto di ogni individuo, nelle sue diversità e libertà.
Perché, come sapientemente dimostra il documentario nel ripercorre l’arte nei secoli, la violenza contro le donne non solo è sempre esistita ma viene anche rappresentata dagli artisti come ineludibile dai fatti umani, dai comportamenti di genere. Immagini e storia che raccontano.
Il documentario parte dal volto straziato dalla paura, dalla disperazione di Proserpina, nel cui corpo si avvinghiano e penetrano le mani del rapitore, per ripercorrere poi, attraverso tantissime altre e preziose tele della nostra storia dell’arte, il rapporto violento che l’artista ha curato anche nei particolari dell’immagine, quasi a volere trasmettere l’inevitabile.
E poiché ogni artista ritrae ciò che esiste, che vede, queste opere confermano tristemente che il corpo della donna è stato violato da sempre e quindi rappresentato come una consequenzialità storica da cui parrebbe impossibile sottrarsi.
Certo erano altri tempi e ci mancherebbe ma, indirizzando lo sguardo oltre la visione immediata dell’opera artistica, analizzando meglio i particolari, come c’ invitano a fare le voci degli esperti verso la storia, i soggetti, gli atti rappresentati indulgono più verso l’erotismo trasmesso dai corpi delle donne che dall’atto violento subito. E il corpo è la colpa della femmina.
L’arte visiva, come quella orale hanno trasmesso le vicende umane nell’ arco di secoli, cambiamenti di costumi e di stili di vita ecc. L’unico elemento che non si è mai trasformato è quello della violenza verso le donne in tutti gli ambiti.
Violenza fisica, la più visibile ma anche quella psicologica. Come per esempio, in altri pittori, in altri ambienti, in altri paesi bene è rappresentata da tante immagini di scene familiari o ambientali.
E poiché il concetto che più viene usato-abusato oggi, per contrastare la violenza di genere si rivolge all’insegnamento della “cultura al rispetto”, sarebbe interessante che questa Produzione offrisse altri documentari a completamento di questa ricerca culturale-educativa.
Magari in prima serata.
Per poterlo rivedere accede al seguente link: https://www.la7.it/rivedila7/1/LA7
*Prodotto da GA&A Productions con il patrocinio di Fondazione Marisa #Bellisario, scritto da Mariangela Barbanente con la collaborazione di Consuelo Lollobrigida e diretto dalla stessa Mariangela Barbanente e Francesco Masi, Proserpina e le altre fornisce un’attenta disamina di come le diverse forme di violenza sul corpo delle donne siano state raffigurate in pittura e in scultura dall’antichità ai giorni nostri.