Intervista a Laura Cima, consigliera di parità provinciale di Torino sul premio “Donne e innovazione”, di Caterina Della Torre
Nasce nel 2005 il premio "Donne e innovazione” che premia la miglior idea progettuale d’innovazione tecnologica presentata da una donna da una collaborazione del Comitato Pari Opportunità della Provincia di Torino e il concorso START ”
Come è nata l’idea del premio donne e innovazione?
Come sempre da un’occasione colta al volo: ci stavamo occupando della componente femminile nelle carriere e nell’impresa ed è arrivato il premio Start CUP in Piemonte, cinque anni or sono. In quel periodo eravamo coinvolte in alcuni progetti finanziati dalla Misura E del FSE in materia di imprenditoria femminile e di organizzazione aziendale. Inevitabilmente, in questi ambiti, l’aspetto “innovazione” emergeva come caratteristica rilevante della presenza femminile nei livelli organizzativi. Le donne sembravano apportare aspetti innovativi non solo nella creazione del “prodotto”, ma anche nel processo che le vede porsi in modo differente nella gestione di un progetto, di un’azienda. Ci è parso subito un terreno su cui indagare e su cui essere attive.
Chi ne è stata l’ideatrice?
Avevamo un progetto specifico “Donna Innovazione” nato per valorizzare gli importanti passi avanti delle donne nella nostra provincia, e insieme a Barbara Chiavarino una valida collaboratrice con ruoli di responsabilità in un’associazione di categoria, abbiamo pensato al premio. La nostra proposta è stata subito accolta dalla nascente competizione START CUP Piemonte e dal 2005, il premio “Donna Innovazione” è diventato una realtà.
Cinque finora i team premiati che, oltre al riconoscimento in denaro, hanno potuto entrare a fare parte dell’incubatore l’impresa del Politecnico di Torino. Un’opportunità davvero importante che affiancata all’alta competenza delle componenti ha garantito il consolidarsi della loro iniziativa.
Il mondo imprenditoriale femminile in Piemonte è molto vasto? Più imprese femminili che maschili?
Ci troviamo, soprattutto nella nostra provincia, a confrontarci con un’imprenditoria femminile molto diffusa e che ha saputo esprimere imprenditrici importanti, negli ultimi anni alcune anche a capo delle principali associazioni di categoria, dall’API, all’Ascom, alla Confartigianato. Recentemente sono di tutto rilievo: Mariella Enoc presidente della Confindustria Piemonte, Licia Mattioli Vicepresidente dell’Unione industriale di Torino. Anche nei sindacati la presenza femminile è rilevante con Donata CANTA Segretaria Generale della CGIL e Giovanna Ventura della Cisl Piemonte.
Le imprese femminili presentano spesso però elementi di fragilità. Le piccole dimensioni con cui si costituiscono e la difficoltà di crescita sono dovute agli ostacoli maggiori che le donne incontrano: dall’accesso al credito alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro troppo pesantemente a loro carico. Su questi aspetti cerchiamo di essere operative grazie alla rete di sostegno dell’imprenditoria che vede in prima linea il Comitato per l’imprenditoria femminile presso la Camera di Commercio con cui collaboriamo.
E’ privilegiata la creatività o la solidità a buon fine del progetto? Voglio dire, s’investe maggiormente su progetti facilmente realizzabili o si preferisce premiare la creatività?
Il premio start cup prevede alcune tappe per le aziende che vi partecipano: una prima valutazione riguarda l’idea imprenditoriale. Qui viene valutato il potenziale della proposta in termini di sviluppo d’impresa. Certamente la creatività insieme all’innovatività sono aspetti importanti ma vengono considerate anche l’aderenza con il mercato e le capacità dei proponenti. Le idee che superano questo primo sbarramento si mettono “alla prova” con il business plan, debbono cioè pianificare tutti gli aspetti di gestione che un’impresa si troverà a vivere nella quotidianità.
E’ facile capire come i team che ricevono il premio abbiamo le “carte in regola” e i supporti per poter affrontare il mercato. C’è un investimento su di loro che avrà ricadute sulla produttività del territorio ed è un buon sistema per prevenire la “fuga dei cervelli” che sta purtroppo impoverendo il nostro paese.
Cosa si propone il premio? Di mettere in luce le imprese feminili nascenti o di aiutare le start up con contatti che le aiutino nella realizzazione?
Il nostro premio “Donna Innovazione” vuole mantenere alta l’attenzione sulla componente femminile. Nasce nell’ottica delle azioni positive, la stessa adottata anche dal Politecnico di Torino che da anni con il progetto “donna professione ingegnere” premia con borse di studio le ragazze che si iscrivono alla facoltà. E, i dati lo confermano, sono tutte bravissime e rapidissime nel concludere il loro percorso di studio.
Nonostante le comprovate capacità, le donne si trovano ad affrontare nell’accesso al lavoro una barriera invisibile che vede la femminilità come un limite, soprattutto in ambienti fortemente maschili. Il pregiudizio è pesante e determina le loro scelte, limita il loro potenziale, ed è questo che vogliamo combattere. Per quanto dannose alla produttività stessa le discriminazioni sono radicate nella nostra cultura e difficili da modificare.
Quali sono stati finora i risultati?
Dobbiamo prendere in considerazione più aspetti: sicuramente il Premio “Donna innovazione”è una realtà consolidata a livello locale e con un potenziale per emergere come buona prassi a livello nazionale.
Un risultato da evidenziare è certamente legato al costante aumento delle imprese femminili che partecipano alla competizione. Quest’anno, inoltre, le donne sono presenti in modo importante tra i team premiati: il secondo premio è stato assegnato ad un team completamente femminile, il terzo a un team che ha come motore una giovane dottoressa di origine straniera anche se da molti anni in Italia e sono a prevalenza femminile anche alcuni team che hanno ricevuto premi speciali.
In questi giorni abbiamo invitato tutti i team femminili premiati dal 2005 a un seminario presso la provincia di Torino per valutare la possibile creazione di una rete che offra a queste imprenditrici un punto di incontro e di confronto con altre donne impegnate in percorsi difficili. Abbiamo avuto anche la preziosa partecipazione di Luisa Pogliana che ha dialogato con loro a partire dai temi forti del suo libro “Donne senza guscio”. Il momento è particolarmente difficile, è quanto emerso dai loro racconti, servono capacità di adattamento ma anche fermezza per trarre profitti da un mercato in rapida evoluzione. Per questo vorremmo riuscire a creare con loro uno spazio che le faciliti nei contatti, nel reperimento delle informazioni, nello scambio e nella crescita.
I premi aiutano veramente le donne?
Nel caso del nostro premio l’aiuto è concreto ed è per questo che abbiamo voluto mantenerlo nel tempo. I premi hanno un’importante valenza a livello simbolico. Contribuiscono a valorizzare la competenza e l’impegno al femminile, penso al premio Gamma donna 10e lode che sarà assegnato il prossimo gennaio a Torino e che attribuisce un riconoscimento alle imprenditrici che ce l’hanno fatta. Questo è forse il valore più importante dei molti premi che sono presenti sul territorio nazionale: come ci ha spiegato con importanti esempi Luisa Pogliana nel suo libro, le donne sono capaci di grandi imprese ma quella di valorizzarsi è per loro la più difficile.
Aggiungo però che sarebbero opportuni meccanismi di premialità più importanti e consolidati. Sistemi di meritocrazia nei confronti delle imprese favorirebbero sicuramente le donne oggi penalizzate da sistemi ben “più maschili” di cooptazione e favoritismi che non permettono, invece, l’emergere dell’eccellenza. Per questo i premi non sono sufficienti, e non possiamo accontentarci ma semmai sostenerci per credere e riuscire ad affermare la nostra spinta innovativa.