25 aprile 2023
Isa Maggi
Relazione
Durante l’incontro di ieri 25 aprile 2023 degli Stati generali delle Donne ancora più forte abbiamo sentito la coscienza che ciascuna di noi deve assumersi la responsabilità e il coraggio per avere diritto a un domani di ricostruzione, di pace, di prosperità.
Ognuna di noi, ”partigiane” del tempo presente, sa da che parte stare e con grande consapevolezza ritiene che anche “la memoria sia uno strumento di lotta” per i diritti di noi donne.
Nutriamo un forte senso di preoccupazione della fase che stiamo vivendo.
Dopo la crisi della pandemia, una crisi che ha messo al centro la necessità di mantenere in buona efficienza il sistema sanitario nazionale anche attraverso una medicina territoriale diffusa e che ha valorizzato il lavoro di cura delle donne, con l’inevitabile sovraccarico di lavoro non retribuito, da più di un anno ci troviamo in una crisi geopolitica che non ci aspettavamo proprio.
Dal 25 aprile dell’anno scorso ci siamo rimboccate le maniche per essere operative nell’ambito del progetto di sensibilizzazione #donnecotruttricidipace per suggerire a tutti i livelli di costruire un Tavolo della pace. Abbiamo lavorato con il circolo Laudato Sì “Economia delle donne” e presto uscirà una pubblicazione.
Le conseguenze economiche sono sotto gli occhi di tutte noi: l’inflazione è cresciuta per i prezzi dei beni energetici e alimentari e c’è stata una perdita del potere d’acquisto delle famiglie.
Occorre attivare una “politica estera femminista”- questa è la parola della liberazione che oggi vorrei declinare come il recente G7 ha raccomandato ma dobbiamo continuare a lavorare sulla forte presenza delle donne a tutti i livelli, della politica, dell’economia, della società suggerendo politiche mainstreaming, trasversali, tali da garantire per le donne un lavoro dignitoso e di qualità.
Dobbiamo mettere al centro la necessità di un cambiamento dei nostri stili di vita e del modello di produzione e di consumo dove la cura verso la Madre Terra è il tema essenziale per far fronte alla grave crisi che si è sovrapposta, quella dei cambiamenti climatici. Abbiamo celebrato il 22 aprile la Giornata Mondiale della Terra voluta dal senatore americano Gaylord Nelson. dopo che una piattaforma petrolifera esplose e in mare finirono 10 milioni di litri di petrolio
Dopo più di cinquant’anni siamo purtroppo ancora costretti a parlare di fonti fossili e dei loro impatti negativi sull’ambiente e le comunità. Ma anche dei finanziamenti che le banche di tutto il mondo si ostinano ancora a concedere alle società che sfruttano petrolio, carbone, gas, vale a dire fonti che concorrono largamente al riscaldamento globale. Le stesse banche che millantano impegni verso emissioni zero e che dovrebbero allinearsi alle indicazioni contenute nell’Accordo di Parigi del 2015, il documento chiave nella lotta al cambiamento climatico.
In 7 anni – dal 2016 al 2022 – le 60 più grandi banche globali hanno concesso 5.500 miliardi di dollari alle fossili: una mole enorme di denaro che corrisponde a più del doppio del Prodotto Interno Lordo di un Paese del G7 come l’Italia e che contribuisce in maniera massiccia al riscaldamento globale. Una cifra che sottostima il reale sostegno delle banche al settore fossile perché include finanziamenti, prestiti e sottoscrizioni, ma non gli investimenti.
Se vogliamo salvare la nostra vita sul pianeta dobbiamo dismettere le fonti fossili, abbandonare ogni progetto di espansione in quel settore, chiedere alle banche di smettere di finanziarlo, far pressione sui decisori politici perché rendano vincolanti gli impegni assunti durante le COP, le conferenze sul clima delle Nazioni Unite.
Non c’è più tempo da perdere!
Dobbiamo cambiare un sistema finanziario predatorio che, mirando al profitto di breve termine, continua a sfruttare in modo sconsiderato le risorse e ad alimentare giorno dopo giorno la crisi climatica.
L’autodeterminazione delle donne è al centro del comunicato degli incontri del W7 , a fronte della crescita dei rischi di violenza di genere, specie nei conflitti armati e così la richiesta di cura della salute sessuale e riproduttiva, con la convinzione che “un futuro equo, giusto e pacifico con piena uguaglianza di genere è certamente un futuro a beneficio di tutti”.
Resistenza, ora e sempre.