Preferite, amanti, mantenute, arrampicatrici, sgomitanti, raccomandate, escort, veline ed ora anche deputate: le categorie delle donne di cui diffidare si allarga e la protesta anche.
Alcuni giorni fa, ma in questo caso l’attualità dell’ argomento non scade, si è acceso un dibattito, breve, dato che si trattava comunque di donne, attorno ad una dichiarazione rilasciata dalla senatrice Angela Napoli, di FL in una intervista a Klaus Davi su Klauscondicio.
L’affermazione della senatrice, secondo la quale non esclude ” Che senatrici o deputate siano state elette dopo essersi prostituite» e che, per precisazione ” E’ chiaro che, essendo nominati se non si punta sulla scelta meritocratica, la donna spesso è costretta, per avere una determinata posizione in lista, anche a prostituirsi o comunque ad assecondare quelle che sono le volontà del padrone di turno» ha suscitato un’immediata reazione da parte delle deputate del Pdl che hanno minacciato querele.
Vogliamo ragionarne in temi pacati?
Negli anni del risveglio femminista e femminile, gli anni 70, tre erano i principi di fondo alla base delle rivendicazioni e della nuova cultura delle donne: 1- le donne non erano solo fecondatrici di ovuli ma persone con diritto ad interessi “altri” e diversi; 2- l’intelligenza delle donne non poteva ridursi all’equazione intelligenza=bruttezza, ma anche le donne belle dovevano essere riconosciute in quanto esseri pensanti. 3 – la possibilità di accedere alle stesse cariche degli uomini con la possibilità d’inserimento a tutti i livelli, anche in mancanza di mostrine, per dar modo loro di valere realmente sul campo.
Grazie a quel movimento prima e successivamente anche per merito di alcune direttive e raccomandazioni emanate a livello europeo, i nostri governi sono stati costretti a mettere in atto alcune azioni che riconoscessero un nuovo ruolo della donna nella società; di grande rilievo sono state alcune istituzioni governative e territoriali (ministero, commissioni, comitati e consigliere per la parità), luoghi in cui le medesime hanno potuto monitorare una loro presenza; diciamo pure che a livello culturale, una certa evoluzione di costumi e d’ indipendenza la donna sembrerebbe averla acquisita.
Ma se le cose stessero così nella sostanza i conti dovrebbero tornare, invece no. Non tornano del tutto e mal si conciliano con la grande quantità di violenze, di stupri e di omicidi che gli uomini hanno perpetrato contro di esse ed il disprezzo palese e l’uso mercificatorio del corpo femminile.
Certo che se l’equazione donna=prostituta è così conficcata nell’immaginario maschile e nella cultura più generale del paese, questi eventi non rappresentano che la cartina di tornasole.
Per ritornare dunque alle dichiarazioni della senatrice Napoli, come mai, viene da pensare, una donna intelligente e che si è adoperata anche a sostenere politiche in favore delle donne si è espressa in questo modo?
Una certa idea ce la possiamo fare.
Innanzi tutto è vero che l’attuale sistema elettorale non offre liste elettorali con candidati da scegliere, nei cui programmi e per le cui azioni il cittadino possa riconoscersi nel dare loro la propria fiducia attraverso il voto. Le donne, come gli uomini d’altronde, nelle liste sottoposte agli elettori vengono cooptate all’interno delle stanze del potere e presuppongono una scelta di pochi su molti/e; chiaro è che coloro che vogliano correre alla tornata elettorale devono pur imporsi o farsi notare per qualche valore aggiunto rispetto ad un altro/a. E se la scelta di questi candidati/e, come sta accadendo da tempo, non viene fatta attraverso una selezione dalla base dei partiti, dai luoghi in cui uno/a possa aver dimostrato le proprie capacità di aggregazione e di confronto politico sul territorio, quali sono le indicazioni usate per la selezione?
La laurea? E in cosa? Il parlar forbito? Allora molti politici dovrebbero andare a casa da subito. Cosa dunque? Per quante tessere contano? Per quanti voti portano? Per quanti e quali accordi di potere hanno stipulato? Perché rappresentano settori di potere economico? Perché sono stimati per i loro pensieri ed i loro scritti? Perché rappresentano categorie con cui fare accordi? L’appartenenza a logge o a lobby?
Certo il mondo della politica è duro ed il pelo sullo stomaco deve essere molto lungo e resistente, troppo lungo perché appartenga completamente al genere femminile, che fa della delicatezza una caratteristica innata.
Ma necessità fa virtù. Dunque il loro potere primo, se i conti tornano, non può che essere la donazione di sé a suon di spintonate e come valore aggiunto l’avvenenza fisica?.
Ci possiamo indignare quanto vogliamo, ma questo incontro-scontro non fa parte solo della politica ma della storia dei generi. Se la favorita comandava nelle corti, se l’amante aveva maggiori vantaggi economici di una moglie, se un’arrampicatrice era abile negli sgambetti, è probabile anche che alcune donne che oggi siedono sugli scanni del nostro parlamento abbiano usato quelle stesse armi.
Può darsi che qualcuna abbia fatto la “gattina”, o la “mantide” o la finta “ingenua”, tutte bisognose del protettore di turno, può darsi anche che qualcuna, più scaltra, abbai fatto uso del proprio mercimonio come arma di ricatto, può darsi, possiamo pensarlo, e il potrebbe essere vero-potrebbe essere una menzogna, potrebbe suscitare indignazione, potrebbe…tutto e il contrario di tutto.
Sarebbero tutte armi che gli uomini ci hanno insegnato (ed obbligato spesso ad usare), anche se questo non giustificherebbe l’atto.
Però dobbiamo anche riflettere che i luoghi della politica sono come la scuola, il posto di lavoro, i luoghi infine dove donne ed uomini s’incontrano, dove possono nascere legami, passioni, amori, flirt là come altrove.
Il Parlamento non è esente da tutto ciò e molte donne, anche nel passato, sono state punite ed allontanate, demolite, solo perché avevano amori fuori da interessi di partito e della politica.
E quelle allora cosa erano? Martiri?
Dobbiamo dire che non c’interessa il privato di tante belle ragazze (dobbiamo aggiungere che mai ce ne sono state tante come nell’era berlusconiana e forse sarà un caso) che siedono in parlamento; diciamo con sforzo, che non c’interessa ma che vogliamo solo guardare ai risultati.
Ecco: cosa hanno fatto queste belle ragazze per essere elette o rielette? Per diventare ministri? Per avere nelle loro mani le sorti di importanti settori di sviluppo del nostro paese?
C’ interessano le loro competenze e come le hanno usate, c’interessa sapere se ricordano di essere donne e di rappresentare anche l’elettorato femminile anziché appiattirsi a ruoli richiesti ed imposti, senza avere il coraggio dell’autonomia.
Questo è quello che conta e forse
A noi, che, belle o brutte, battagliere o inermi, non abbiamo altra scelta che guardare, non resta che sperare nel cambiamento della legge elettorale per poter usare il nostro voto in modo veramente democratico e meritorio .
Dols, settembre 2010