L’ecografia del feto non è chiara: paga il medico che non indirizza la gestante a centri più attrezzati
In caso di malformazioni, sanitario e Asl rispondono per aver leso il diritto della donna ad abortire
Orientamento: nuovo Consulta massima e sentenza relative all’articolo
Se il bimbo nasce malformato, il medico e l’Asl rispondono del danno per la diagnosi di normalità morfologica. E ciò anche se la colpa non è del sanitario, ma della carenza degli strumenti tecnici in uso nella struttura: laddove l’esame non abbia consentito di visualizzare il feto per intero, infatti, il professionista ha l’obbligo di informare la gestante della possibilità di rivolgersi a un centro diagnostico più specializzato; diversamente il camice bianco e la struttura sanitaria rispondono del danno arrecato alla paziente privandola del diritto ad abortire. Lo stabilisce una sentenza pubblicata il 13 luglio 2011 dalla terza sezione civile della Cassazione.
Obbligo informativo
Nell’ecografia morfologica effettuata alla ventitreesima settimana di gravidanza non si vedono gli arti del feto, così come negli esami precedenti. Eppure i sanitari non fanno presente che, in base agli strumenti tecnici a disposizioni, non visualizzano il nascituro per intero. Dopo una doppia sconfitta in sede di merito ottengono soddisfazione i genitori della bambina nata menomata. Risulta violato l’obbligo informativo costituito in capo al sanitario che avrebbe consentito alla donna di interrompere la gravidanza: le malformazioni del feto rappresentano infatti un grave pericolo per la salute fisica e psichica della gestante e la relativa prova può essere presuntiva ed estendersi alle patologie insorte dopo il parto. Né si può eccepire che la condotta professionale dei sanitari sia neutra rispetto al titolo posto alla base della richiesta di risarcimento dal momento che la domanda si fonda sull’omessa informazione del paziente. Sarà il giudice del merito a chiudere la controversia.