L’eredità del  25 aprile

da | Apr 23, 2023 | Editoriali

Appare strano che ad ogni data, ogni ricorrenza, ogni campagna, ogni ricordo, ogni conquista che abbiano segnato le vicende umane, di popoli, paesi, costumi, religioni e culture sia sempre stato, ancora lo è, necessario ribadire il ruolo che in essi hanno esercitato le donne. Con stupore o meraviglia se i risultati siano positivi, con rassegnazione o malcelata comprensione in caso di risultati inadeguati o negativi.

Tutto sembra ruotare attorno alla domanda se la donna sia genericamente capace o no, necessaria o no, utile o no, uguale o no nelle vicende. Complice o vittima, protagonista o controfigura. Che se ne ravvisi la necessità di raccontarla, di distinguerla, di definirla come altro nel genere e nel comportamento.
Come se la sua presenza sia sempre stata marginale nella vita e nel mondo. Poco importa che essa generi la prima e contribuisca in larga misura a mantenere il secondo

Accade anche in occasione della commemorazione  di questo 25 aprile 2023, che è e resta una data simbolica quanto significativa per ricordare la liberazione del nostro Paese dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.

Ci si interroga ancora in che modo le donne abbiano partecipato a questo evento. Chi e quante fossero. Resistenti, partigiane, staffette. Poi certo le ebree. Poi quelle che le hanno aiutate. Poi quelle che hanno sostenuto le famiglie,  resistendo alla fame,  al freddo, alla malattia. Nella fuga, nella perdita degli affetti, nel partorire sotto le bombe, nel reperire cibo.
Quelle, tutte quelle, sono state le donne della guerra. Non solo  i nomi importanti che ogni anno da più di 70 anni si ricordano  nei media  ma anche tutte le altre sconosciute, morte o sopravvissute. Che hanno poi contribuito alla ricostruzione.

E se un proverbio sostiene che “chi muore giace, chi vive si da pace”, la memoria e il racconto servono per ricordare che la libertà e i diritti di cui oggi usufruiamo furono conquistati con quelle morti e da quelle donne. Che fecero la resistenza, armata e civile. Condividendo orrori e sofferenze, violenze, torture, rastrellamenti,  fucilazioni. Uguali  ma diversamente femmine da bottino di guerra, prede e vittime di stupri.

Commemorare il 25 aprile è doveroso, per aprire una breccia nell’ignoranza della non conoscenza.
Senza chiedere di appassionarsi a vicende tanto  lontane, a ricorrenze apparentemente formali,  ma per riflettere, con gratitudine, su quel tormentato periodo e quelle lotte che, donne e uomini, hanno compiuto per conquistare una vita libera e democratica lasciandocela in eredità.