LIBERTÀ PER LE DONNE IRANIANE

da | Gen 16, 2023 | L'opinione

 

Ci sono molti modi per illustrare un momento storico difficile, drammatico che spinge la nostra mente a riflettere, ad interrogarci, a pensare se ognuno di noi può far qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica su un fatto, un avvenimento dolorosamente tragico come quello che stanno vivendo le donne iraniane. Quando ho ricevuto l’invito per la mostra fotografica LIBERTÀ PER LE DONNE IRANIANE, che verrà inaugurata il prossimo 21 gennaio nell’Antica Terra della Libertà, non ho esitato un attimo a scrivere desiderosa di promuovere le immagini del concittadino sammarinese Conrad Mularoni. Molto spontaneo per me, associare il termine “libertà” alla “libertà millenaria” che caratterizza e identifica da sempre la Repubblica di San Marino anche attraverso gli innumerevoli scritti di autori come Boccalini, Zuccolo, Valli, Carducci, Aebischer, Garosci tanto per citarne alcuni. 

Sono certa che con questa mostra, l’autore che ama definirsi “geologo di professione e fotografo per passione”, ci condurrà in un “viaggio per immagini” con il fine di manifestare soprattutto un sentimento di vicinanza alle donne iraniane da parte del popolo sammarinese da sempre difensore e custode dei valori della libertà, della pace e della democrazia.

Non è stato difficile associare la parola “libertà” a “Donna-Vita-Libertà” lo slogan creato dopo l’uccisione di Mahsa Amini, la ragazza curda di 22 anni di origine iraniana, da parte della Polizia che oggi è diventato il più grande messaggio femminista e di liberazione anti – rivoluzione.

È noto che la rivoluzione della Repubblica islamica dell’Iran fu vinta 43 anni fa, l’11 febbraio 1979, sotto la guida di Ruhollah Khomeini. Cancellò l’Iran di Mohammad Reza Shah Pahlavi e del figlio Shah Pahlavi, fino ad allora uno dei primi e più importanti paesi del Medio Oriente nel campo dell’industria, dell’innovazione, dell’istruzione, della fornitura di servizi governativi gratuiti agli studenti, del godimento da parte delle donne dei diritti e dei benefici sociali e della loro significativa presenza nell’alta politica, nel sociale, oltre che ad occupare importanti posizioni culturali.

Con l’inizio del dominio della Repubblica islamica in Iran, sotto la gestione di leader e funzionari di governo non adeguati alla gestione di un paese vasto e ricco di risorse naturali ed esclusivamente dipendenti dalle loro visioni religiose, gradualmente le libertà sociali e il riconoscimento dell’individualità delle donne nella società sono state limitate e l’hijab è diventato obbligatorio. Alle donne è stato tolto ogni potere di scelta mentre le condizioni dell’economia sono peggiorate a causa alla cattiva gestione delle risorse naturali. Le altre minoranze religiose sono state socialmente isolate, anch’esse private dei diritti fondamentali, escluse dai lavori governativi, negata loro la possibilità di qualsiasi attività commerciale e, come nel caso della minoranza Baha’i, persino, private di istruzione. Così è nato il movimento per la libertà delle donne. Un movimento che oggi ha avviato un grande processo rivoluzionario degli iraniani contro il dominio dittatoriale della Repubblica islamica e che vede il sostegno della maggioranza del popolo iraniano. Sempre più cresce la consapevolezza che, oggi, in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi società e paese se non si impedisce l’oppressione, si è destinati ad assistere al prevalere della dittatura in diverse forme politiche e sociali.

Per molti anni, la Repubblica islamica dell’Iran è stata in grado di assicurarsi la possibilità di governare solo reprimendo le manifestazioni politiche e sociali, giustiziando e imprigionando molti scrittori, intellettuali, politici, artisti, critici, giornalisti impegnati socialmente. Il perdurare di queste pratiche violente e dittatoriali ha fatto sì che giovani informati ed istruiti, uomini e donne, appartenenti a diverse classi ed etnie dell’Iran, abbiano dato vita ad una lotta consapevole attraverso proteste e scioperi diffusi.

Purtroppo, contro i manifestanti, sono state utilizzate armi da guerra di ogni genere. Molti di loro, in gran parte studenti, sono stati arrestati e imprigionati senza poter contare su un equo processo, senza avere il diritto ad essere difesi da un avvocato e nell’assoluto disprezzo della loro dignità umana, costretti a confessare sotto tortura. Non potendo contare su alcuna regola giudiziaria, rischiano esclusivamente la pena di morte.

Ma il cambio di paradigma non è solo interno all’Iran. L’Unione europea e molte altre organizzazioni multilaterali, fino ad allora tristemente afone nel condannare le tragedie patite dal popolo iraniano, hanno reagito con forza all’ingiusta repressione di coloro che chiedono libertà e dignità, anche attraverso le sanzioni. In questo senso, il 14 dicembre dell’anno appena trascorso, si è compiuto un passo fondamentale per isolare il regime degli Ayatollah sul piano internazionale. Infatti, l’ONU ha approvato una risoluzione proposta dagli Usa per “rimuovere con effetto immediato l’Iran dalla Commissione sullo status delle donne per il resto del suo mandato 2022-2026”

La proposta era stata avanzata dagli Stati Uniti dalla vicepresidente Kamala Harris a inizio novembre chiara espressione della volontà di rimuovere l’Iran dall’organismo dopo la morte di Mahsa Amini e delle altre ‘martiri innocenti’ delle proteste.  Un’iniziativa dovuta e necessaria, nel rispetto di tutte le donne a cui vengono sistematicamente e impunemente negati i diritti e la libertà. 

Elisabetta Righi Iwanejko

***Sabato 21 gennaio 2023, alle ore 18.00 presso la Galleria ASFA in Via Gino Giacomini n. 37 a San Marino Città, inaugurazione della mostra fotografica di Conrad Mularoni “Libertà per le donne iraniane”. A tutti i presenti verrà consegnata una copia omaggio del Catalogo***