L’invidia è quel sentimento di odio, diverso dalla gelosia, nei confronti della fortuna altrui. In psicoanalisi il concetto di invidia fu introdotto da Sigmund Freud nel 1908 con “l’invidia del pene”, quel sentimento tipicamente femminile nato quando nell’infanzia la bambina scopre di non possederne uno. Questa posizione troppo parziale viene rivista nel 1957 da Melanie Klein precisando che viene avvertita nella più tenera infanzia quando il bambino prova sentimenti simili all’invidia nei confronti del seno materno nel momento dell’allattamento. Invidia per quel seno che dà il latte solo quando vuole la madre. Ecco che l’invidia colpisce equamente entrambi i sessi. Una crescita equilibrata impedisce che questo desiderio distruttivo si incisti e diventi predominante nel carattere. Quando ci troviamo ad avere a che fare con l’invidia, non quella lieve e sana invidia che ci sprona a fare meglio per raggiungere gli obiettivi, ma quella cattiva che è proprio malevolenza, allora diventa difficile conviverci sia per chi la subisce sia per chi la prova. L’invidioso o l’invidiosa è una persona che fin da piccola non ha raggiunto i propri scopi, non ha soddisfatto i propri desideri ed ha vissuto negativamente le mancanze che ne sono derivate. Infatti non è difficile ritrovare tracce di invidia già tra i bambini quando prendono di mira un compagno o una compagna di scuola che possiede quel qualcosa in più (bellezza, bravura, simpatia, ecc.) rispetto ad altri. L’invidioso vive una vita di sofferenza perché continua a desiderare ciò che non possiede. Più essa affonda le radici e più diventa difficile da sradicare e, più è forte, più è pesante esserne vittime. Possiamo difenderci dagli attacchi dell’invidioso solo attraverso il nostro comportamento. Una regola fondamentale è: non mettiamo a conoscenza fino in fondo gli altri delle nostre fortune, mantenersi nel semi-anonimato è uno strumento sempre efficace. Concludo con una considerazione del filosofo Arthur Schopenhauer: l’invidia è naturale negli uomini, tuttavia essa è un vizio e al tempo stesso un’infelicità.
Maria Giovanna Farina