Capita di pensare: “Non mi sento libera”. È una presa di coscienza importante per avviarsi sulla strada della ri-cerca di quello che è un bene inalienabile dell’essere umano. In filosofia, la riflessione sulla libertà ha origini antiche. Già gli Stoici nel III secolo a.C. ritenevano la libertà autodeterminazione, una scelta del soggetto, per cui solo il sapiente è libero perché vive secondo natura conformandosi al destino. Ciò significa che sono libera se conosco le cose: se conosco le cose non ho sorprese e il mio comportamento è libero da falsi pregiudizi. C’è uno stretto legame tra libertà e volontà, ad esempio non è punibile chi commette il male contro la propria volontà: non possiamo condannare chi commette una cattiva azione perché costretto con lo stesso criterio di chi la commette con un preciso disegno. Parlare di libertà vuol dire anche fare i conti con il tema teologico del libero arbitrio, secondo cui l’essere umano sarebbe libero di scegliere di commettere il male oppure no. Socrate (V sec. a.C.) sosteneva che l’uomo commette il male per ignoranza quando cioè non conosce la via del bene. Il libero arbitrio prevede invece un uomo che conosce e può scegliere. Per entrare nel tema della libertà e rapportarlo alle nostre relazioni quotidiane, desidero fare un esempio riferendomi a San Francesco d’Assisi la cui storia è nota. Nel famoso film di Zeffirelli Fratello sole e Sorella luna viene messa in risalto la scena di quando Francesco si spoglia, letteralmente, degli abiti e si dà alla povertà. Al di là del contenuto religioso, questo spogliarsi ha una forte valenza simbolica ed è un liberarsi di tutto quel bagaglio di stereotipi dei quali il giovane era vittima. Francesco, per liberare quel se stesso prigioniero nel ruolo di ricco che sfrutta il povero, ha dovuto compiere un atto estremo che lo ha reso veramente libero. È stato costretto ad esagerare, spogliandosi anche di ciò che avrebbe potuto tenere ed in questo modo ha pagato un alto “costo” per la libertà. Questa storia insegna anche che è necessario combattere ogni giorno per la libertà, per conquistarne un pezzettino alla volta, altrimenti si può giungere ad atti spiacevoli come decidere ad esempio di rompere il matrimonio. Ciò spesso accade quando si sopporta senza troppo reagire un comportamento sbagliato del partner e in generale una situazione che ci va troppo stretta: più si sopporta e più il nodo si stringe fino a obbligarci ad un rivoluzione.
Maria Giovanna Farina