Uomini che credono nelle donne
Luciano Anelli: “Sono il Cavallo di Troia della cultura femminile”.
Un uomo, ingegnere e giornalista, che punta sulle donne e crede in un futuro rosa. Intervista di genere maschile su prospettive femminili, di numero plurale.
di A. Tursi
Odio le etichette, così come tutto ciò che è propriamente di un genere. Da sempre amo il calcio e i discorsi degli uomini, ma se sono in un negozio di scarpe posso essere più barbara di Attila. E’ per questo che rifuggo dall’idea della festa della donna (che da sempre per me è sinonimo di festa delle amiche): una ghettizzazione, un volersi confinare, da parte del genere femminile, in un recinto fatto di illusioni di emancipazione, solo perché per una notte si esce in gruppo a fare baldoria, sorseggiando flute di prosecco davanti ad uno spogliarellista che si dimena in perizoma. Essere donna è ben altro e la vera emancipazione nasce da un risveglio intellettuale, dalla presa di coscienza dei propri mezzi e dalla voglia di farsi valere, abbattendo i pregiudizi maschilisti, evitando di attenuare le indiscutibili differenze tra uomini e donne e concentrandosi più che altro sul compensarsi a vicenda collaborando ad un futuro migliore.
Con mio grande piacere, tempo fa, ho notato che le mie idee erano condivise anche da un uomo che crede fortemente nelle donne. Luciano Anelli è ingegnere per lavoro e giornalista e operatore per le Pari Opportunità per passione. Perché è la passione che muove i meccanismi che contano, quella voglia di ottenere risultati efficaci e duraturi. E Luciano si occupa di donne in un modo decisamente inaspettato. Un sogno, un utopia? Meglio credere che sia un progetto che si realizza. Possibilmente in un futuro non molto lontano.
Luciano qual è il tuo lavoro? Di cosa ti occupi?
Difficile rispondere perchè sono due le domande: lavoro, che per me è uguale ad una retribuzione e occupazione, che associo alla passione e alla dedizione. Ci provo: sono un Ingegnere trasportista, che ha progettato aeroporti in tutta Italia per anni, per poi costituire
Un uomo decisamente impegnato, ma soprattutto un uomo che per passione crede nelle donne: un grande sogno che si avvera, il risultato di un lungo cammino. Come hai maturato questa consapevolezza?
Un sogno che si avvera…è la prima volta che lo leggo! Magari la pensassero così parecchie donne, perchè è l’essenza del rinnovamento. Condivisione donna-uomo dell’esistenza di una duplice cultura che si integra. Ho iniziato10 anni fa seguendo un corso appunto sulle Pari Opportunità per le Imprese di donne con un’associazione di Roma. Da quella esperienza ho compreso che l’avvenire deve passare per l’innovazione culturale che prevede la concomitante esistenza di valori diversi dettati dalla differenza di genere, soprattutto nell’organizzazione aziendale, che deve mutare focalizzando l’attenzione sull’individuo e sulla famiglia.
Da un punto di vista maschile, qual è secondo te la vera forza delle donne?
Il punto di vista maschile generalizzato non individua punti di forza nelle donne. E’ questo ancora l’ostacolo da superare, poiché l’organizzazione del lavoro risente esclusivamente della monocultura maschile e spesso maschilista. Quando si riuscirà a far comprendere nel mondo aziendale che innovazione è anche saper coniugare congiuntamente la cultura femminile, valorizzando entrambi i generi nella loro differenza, senza omologazioni, si potrà dire che è stata imboccata la strada del rinnovamento e dell’uscita da ogni tipo di crisi o sofferenza lavorativa.
Negli ultimi anni però qualcosa sta cambiando. Secondo le ultime statistiche il 60% di coloro che vincono il concorso in magistratura è composto da donne. Lungi fare delle differenze o tirare somme decisamente affrettate, è un ottimo segnale questo. Si parla di “Ragazze Alfa” e terza ondata di femminismo: donne colte, decise, poco ideologizzate, ma molto determinate, una vera Rivoluzione femminile…
Quindi cosa c’è nel futuro delle donne?
Potrebbero esserci tempi lunghissimi per il raggiungimento di una vera parità, agognata, nella distinzione fra i generi rimasti integri e non omologati l’uno nell’altro. Da una recente indagine di una società di Bologna sulle donne manager (ossia dirigenti di azienda) si è purtroppo constatato una sempre più crescente omologazione dei generi. I tempi si possono accorciare solo con la diffusione della consapevolezza dell’utilità della convivenza anche sul lavoro, della doppia cultura, il che si raggiunge con la riorganizzazione aziendale secondo i tempi della famiglia e la condivisione della conoscenza da parte degli uomini, ovvero attraverso quello che chiamo "il percorso delle tre C: consapevolezza, conciliazione, condivisione".
La nuova rivoluzione (termine forse esagerato) femminile passa dalla rinascita di una consapevolezza dei propri mezzi, senza ricerca di scorciatoie con la svendita del corpo o, peggio, del cervello, omologandosi al sistema e cultura maschile, per essere accettate dal branco. Anche questo è un passaggio obbligato e prioritario: consapevolezza dell’ essere donna con tutte le differenze che vanno valorizzate e condivise.
Fai parte di qualche associazione in particolare legata alla tematica?
La mia rete di "amiche virtuali" è ormai nota e consolidata perchè permette il collegamento con tutte le maggiori associazioni, commissioni e comitati che si occupano delle donne e della loro leadership. Sono Segretario della nascente Associazione "Donne più d’Europa", che si occupa del riconoscimento dei diritti della famiglia. Sono nella Banca de “Il Tempo delle donne” di Bari, nel Coordinamento "Donne e potere" di Bari, della rete interregionale delle Rose Rosse, sono socio del Centro documentazione e Comunicazione delle donne di Bari, ma anche collegato a diverse lobby di donne (Fondazione Bellisario, AIDDA, Corrente Rosa, Pari o Dispare, FIDAPA, ZONTA, Soroptimist, API Donne di Confapi, Femminile Plurale di Confindustria, Domme Manager di ManagerItalia, Minerva di Federmanager, rete delle donne di Bologna, Libreria delle donne di Milano).
Qual è il tuo più grande sogno e quello condiviso da chi crede come te negli stessi ideali?
Come già detto, di insegnare (lo faccio con le scolaresche degli ultimi anni e con gli universitari di Scienze della Comunicazione de La sapienza di Roma, ma lo vorrei fare anche con i piccoli con giochi di genere) una visione della vita da un punto di vista che prediliga l’individuo invece che il lavoro, riconoscendo come priorità l’essere umano, calibrando la società su tempi ed esigenze, riorganizzando il mondo del lavoro. Utopia? Basta contaminare con un virus benevolo la monocultura maschilista, dalla politica alla società.
Quanto un nuovo modello di donna deve corrispondere ad un nuovo modello di uomo?
Non parlerei di nuovo modello, ma dell’affermazione del modello femminile con tutte le sue caratteristiche integre e rimodellate secondo l’evoluzione del mondo, compreso il mondo tecnologico, senza rinunce, soprattutto alla maternità. Il modello maschile deve solo prendere coscienza del valore ed utilità di quello femminile, fino ad ora inespresso in tutta la sua interezza. L’idea non è quella di sostituirsi alle donne, ma di affiancarle nella valorizzazione dei generi, nella differenza, senza più prevaricazioni. Ciò è difficile, per l’egemonia ancora imperversante degli uomini, ma anche per l’incapacità delle donne di saper riconoscere percorsi condivisi, senza scambiarli per aiuti da paladino o sultano. Mi piace definirmi un "Cavallo di Troia" della cultura femminile!