Malala Yousafzai, Premio Nobel per la Pace

da | Gen 6, 2015 | Donne dal mondo

nel nome dell'educazione di donne e bambini, di Marta Mariani

Malala Yousafzai è la più giovane vincitrice del Nobel per la Pace nella storia del riconoscimento internazionale. È vero, sì, il Nobel è stato attribuito in maniera congiunta – ed estremamente simbolica – sia a Malala, attivista pakistana di fede musulmana, sia all'hindu Kailash Satyarthi “per il loro impegno strenuo contro l'oppressione dei bambini e delle giovani donne, nonché per il loro diritto all'educazione” – queste, le parole del comitato norvegese per bocca del Presidente Thorbjoern Jagland.

Già nell'ottobre scorso, d'altra parte, Malala si era vista assegnare il premio Sakharov sulla libertà di pensiero. Un premio dalla grandezza sterminata – pari appunto all'eponimo matematico russo che, pur contribuendo a mettere a punto la bomba idrogeno, ne comprese l'estrema pericolosità e contestò sino alla morte la sperimentazione nucleare.

La storia di Malala ha dell'incredibile: il 9 ottobre 2012 fu nel mirino dei talebani. Le spararono colpi alla testa e al collo. Dissero di lei che era “oscena ed infedele” perché rivendicava il diritto femminile all'emancipazione, all'educazione, all'istruzione. Nell'ospedale militare di Peshawar, prima, poi a Birmingham, le fu asportato il proiettile e finalmente rivide la salute. Con lei, nel suo respiro, sopravvissero molti ideali ed un coraggio senza pari. Infatti, ad appena sedici anni, a New York presso il Palazzo di Vetro, Malala poté affermare: “Oggi non è il mio giorno, è il giorno di tutti coloro che combattono per i propri diritti. I talebani non mi ridurranno mai al silenzio e non uccideranno i miei sogni. […]Oggi parlo per tutti coloro che non possono far sentire la propria voce. I talebani pensavano che quel proiettile ci avrebbe fatto tacere per sempre, ma hanno fallito

Malala aveva solo undici anni quando il suo diario – pubblicato tra gennaio e marzo 2009 sulla BBC Urdu – accattivò l'audience per l'accorata battaglia a favore dell'educazione femminile, fronteggiando le coercizioni talebane. Viene da pensare che Malala abbia potuto guarire, riprendersi, contestare, combattere e vincere… per una strana potenza, si direbbe una potenza “mitica” e “fanciullina”. Una potenza impressionante e tipica di certa mitologia orientale. È vero, peraltro, che scrisse sotto lo pseudonimo di Gul Makai, la leggendaria eroina del folklore pakistano, il cui nome vuol dire “fiore di grano turco”.

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