È proprio vero, non c’è nulla di meglio che provare cosa si sente in una determinata situazione per capire gli altri.
Mia figlia Cloe ha da poco compiuto sedici anni e le avevo promesso che le avrei permesso di uscire una sera con gli amici per andare in una discoteca non molto distante da casa nostra. Fino ad ora le uniche uscite ludiche che aveva fatto erano solo pomeridiane per andare al cinema o a qualche festicciola in casa dei compagni di classe, niente di più. Ma ora si trattava di uscire di sera per andare in un luogo estraneo dove le persone che si incontrano sono per lo più degli sconosciuti e non sempre bene intenzionati.
So che in quei luoghi circolano sostanze pericolose come alcol ed altre droghe che, anche se considerate dai giovani leggere e innocue, possono essere letali, ogni giorno si legge sui giornali di ragazzi finiti male a causa di queste vecchie e nuove e sempre più pericolose sostanze da sballo e anche se Cloe è stata bene educata a riconoscere il bene dal male, la paura che in una particolare situazione possa scordare gli insegnamenti avuti è sempre presente.
Stasera verranno a prenderla degli amici che conosco, tutti bravi ragazzi, mi hanno promesso che non faranno tardi e che torneranno non dopo la una, ma la mia ansia è sempre alle stelle, è l’unica figlia che ho e se dovesse succederle qualcosa non me lo perdonerei mai ed è qui che mi vengono in mente le parole di mia madre quando ad uscire allora ero io e lei mi riempiva di raccomandazioni: non fare tardi, non bere alcolici, non prendere nulla da sconosciuti ed io che, quasi scocciata, sbuffando le rispondevo: ”Sì mamma, non ti preoccupare che non sono più una bambina”, ma è proprio per questo che si preoccupava: perché non ero più una bambina.
Mnemosine di Max Bonfanti ©Riproduzione riservata