Man in the city, di Nella Condorelli

da | Feb 16, 2013 | L'opinione

 
La rivoluzione agita dalle donne non contagia gli uomini. Sai che novità. Eppure, ci eravamo quasi illuse che fosse il contrario. Che ci fosse una possibilità di contagio. In attesa della giornata globale contro la violenza sulle donne One Billion Rising, per esempio, non si sono contati gli editoriali e gli articoli a firma maschile di adesione e sostegno alla campagna, di riprovazione alla violenza contro le donne, apparsi su giornali e dichiarati in tv.

Ma scrivere è un conto, – e perchè mai negare e negarsi la comoda occasione di un editoriale bene in vista? -, partecipare invece un altro.  E infatti, di uomini insieme alle donne il 14 febbraio, a ballare in piazza contro la violenza sulle donne, ce n’erano proprio pochini. Quasi nessuno. Perle rare quelli intravisti sul Ponte Mazzini a Roma, tra le donne della Convenzione No More, poi alla Casa Internazionale.

Per il resto, ho cercato volti maschili nelle fotografie arrivate in redazione dai quattro angoli della terra, da città e posti lontanissimi tra loro, da Sidney a Parigi, da Roma a Manila, dal Congo all’Argentina, alla Turchia, all’India e all’Afghanistan, agli Stati uniti…, ho cercato i compagni di classe e di pub tra le studentesse delle Filippine, le rap di San Francisco, le universitarie di Ravenna. Niente. Mi saranno sfuggiti tutti? Qualcuna mi dica qualcosa: io ho visto solo donne.

Eppure, Eve Ensler questa giornata globale l’aveva giustamente promossa guardando a donne e uomini: un miliardo di persone che si alzano, scendono in strada e ballando si prendono in carico un altro mondo possibile, sul parametro del rispetto dell’inviolabilità del corpo delle donne e dei nostri diritti di piena cittadinanza. Violati per tutti, per la società intera, ogni volta che una di noi è violata. Nei cortei e nelle manifestazioni del neofemminismo anni Settanta, lo slogan era “per una donna stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa”. Uno slogan nato nei tribunali dove i processi per stupro erano processi alla vittima e non ai colpevoli (storia che si ripete ovunque, guardata a vista dal moloch del patriarcato).
 
Dunque, il giorno dopo la manifestazione One Billion Rising chiediamoci  perchè gli uomini (anche quelli " amici delle donne") non c’erano. Forse perchè fanno spallucce di sufficienza di fronte alle pratiche politiche originali scelte da noi donne per la rivoluzione? E c’è forse in questo rifiuto la pervicace e inamovibile certezza che gli strumenti autorevoli della lotta debbano essere solo quelli scelti e legittimati nei secoli dal potere maschile?
Il ballo contro la violenza, lasciamolo alle donne, sembra dire l’assenza degli uomini al One Billion Rising.

Ma se la violenza sulle donne è affare maschile solo per adesioni a comando, se la loro presa di coscienza (che diamo comunque per buona) ignora la partecipazione come assunzione pubblica di responsabilità alle manifestazioni decise e scelte dalle donne, allora c’è da pensarci.

Il nostro sacrosanto diritto alla libertà e all’autodeterminazione, perchè di questo si tratta,  rischia di finire come la linea dell’orizzonte sul mare, che si allontana man mano che avanziamo. Ma l’acqua scura e fonda arriva presto alla gola, e con il corpo delle donne travolge e annega il corpo stesso della società di uguaglianze, il mondo migliore possibile che vogliamo al posto di questo mondo che non ci piace.
Per il quale fummo persino disposte a danzare. Ingoiando il dolore, per portalo al potere. Mentre certi uomini, a riva, continuavano ad ammiccare, guardando. 
 

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