intervistata da Giuliana Pedroli
“Dimmi che mi ami”, edizioni Silele, è il nuovo romanzo di Maria Giovanna Farina.
Un libro che si legge volentieri, che ha una scrittura chiara e scorrevole, ma che in fondo, solo romanzo non è. Una storia d’amore, personaggi all’apparenza sereni, solari, pacati… ma quanto contorti si scoprirà durante la lettura e soprattutto alla fine del romanzo.
All’autrice, amica conosciuta e frequentata, chiediamo, a beneficio dei lettori, se l’intenzione era di scrivere una storia d’amore o parlare ancora una volta di filosofia, quella filosofia pratica che aiuta a vivere meglio ed a superare gli ostacoli della vita.
L'intenzione era prima di tutto di scrivere un romanzo, una storia d'amore che mostrasse il lato intimo della coppia, che mettesse in luce cosa significa innamorarsi, che sottolineasse l'importanza del dialogo. Era inevitabile per me, tutti i libri che ho scritto sono dei percorsi, che anche questo lo fosse. L'amore può rivelarsi una stupenda terapia per vivere meglio, non scordiamo che è una forza universale. Platone lo mostrò come Eros, il dio scalzo che lancia frecce e non bada alle formalità: una incantevole metafora per dire quanto l'amore sia libertà e forza cosmica in grado di farci crescere nutrendoci l'anima.
La storia. Quanto si basa su conoscenze o vita vissuta, non necessariamente autobiografica e quanto vive di fantasia?
Per scrivere d'amore bisogna aver amato! La storia è tutta di fantasia mentre i personaggi rimandano a persone reali che con il loro stile, fascino, a volte antipatia…hanno saputo ispirarmi.
Leda è la protagonista. Bella donna, in carriera, inserita nel mondo della moda…
Ma da dove le nascono tutti quei tormenti, quelle ansie, quelle paure( frutto di una gelosia immotivata), che fanno sì che il lettore la trovi esagerata, insistente, fin anche antipatica? Esiste davvero uno stato d’animo così appesantito da, credo, una vera e propria forma patologica? Da profani pensiamo che una vita famigliare inesistente, una madre anaffettiva ed un padre assente, abbiano potuto causare grandi traumi, ma questo basta?
Prima di tutto sottolineo che Leda è, dal punto di vista estetico, una donna come tante, carina ma non bellissima e un po' in lotta con i chili di troppo anche se non se fa un cruccio. Non la vedo antipatica…
Apprezzo la tua difesa, come si dice a Napoli, ogni scarrafone…. lo capisco, ma fidati, ti assicuro che durante la lettura, ad un certo punto non sopporti più le sue scenate, le sue paranoie.
Capisco, è bello che tu lo dica, anche questo è utile. Se non la sopporti è una tua percezione: c'è chi si identifica, chi la comprende, chi la avversa …. è comunque una donna che non è stata amata durante l'infanzia e questo trauma la rende troppo gelosa del suo innamorato. Ha paura di perderlo e ciò è prevedibile nel suo caso. La condizione di gelosia al limite del patologico di Leda,mi ha dato l'opportunità di mostrare la dipendenza emotiva. Quando un uomo diventa, perché lo ami, l'unica tua fonte d'amore, di sicurezza, di buona considerazione di sé, è logico che non lo vuoi perdere.
Certo, ma non devi nemmeno volerlo far impazzire, potrebbe stancarsi di te! Ritengo allora che alla base di tutto ci sia uno stato d’animo o comunque un sentimento che è malato….
Fortunatamente in questo caso la dipendenza si scioglie e lei torna una donna libera. Ma quante non ci riescono? Il romanzo può essere utile ad una riflessione che corre in diverse direzioni e spero davvero possa giovare a molte persone.
Il suo grande amore Marco, ci appare molto, molto più simpatico, non fosse altro che per la pazienza, l’abnegazione e la costanza che dimostra nel saper reggere scenate e situazioni tanto difficili da parte della sua amata. A chi si è ispirata Maria Giovanna Farina nel disegnare due soggetti così diversi?
Vedo che lo difendi, è così che stai dalla parte delle donne?
Non sono certa che le donne vadano difese sempre e a prescindere, vanno sostenute, caso mai, aiutate, se serve….
Scherzi a parte, essi sono diversi ma hanno in comune la caratteristica di non essersi mai innamorati prima e ciò li rende entrambi spaventati. Lui 45 anni, lei 30: incontrandosi creano un cambiamento nella loro vita. Diventano una coppia capace di vivere nella profondità del grande amore, un'esperienza che li conduce in una dimensione quotidiana ma allo stesso tempo privilegiata. Vuoi sapere a chi mi sono ispirata davvero? Ma….ad un pilota ed a una stilista di moda!
Davvero spiritosa, ma torniamo al libro. Si scoprirà, come dicevo in apertura, che nulla è come sembra e le vicende interiori dei protagonisti sono molto complesse; misteri e dubbi trovano soluzione alla fine, quando l’amore trionfa (possiamo dirlo poiché non si tratta di un thriller) ed il lettore può con soddisfazione immaginare e vivere il lieto fine.
In una intervista, realizzata anni fa, una grande scrittrice italiana di libri d’amore, mi aveva confidato che non avrebbe mai terminato un romanzo con un finale triste, perché ad immalinconirci ci pensa già la vita vera, quella di ogni giorno e lei certo non avrebbe mai contribuito ad appesantire lo stato d’animo delle sue lettrici o dei suoi lettori. Lo pensa anche Maria Giovanna?
Credo che il lieto fine sia legato alla storia, non sempre è applicabile altrimenti crei romanzi in serie. Come lettrice spesso l'ho desiderato ma quando non è arrivato l'ho accettato come del resto si accetta nella vita. Posso aggiungere che i miei libri sono tutti orientati a fornire suggerimenti per vivere meglio, in questo caso l'amore. Nelle due parole “vivere meglio” c'è tutta la mia fiducia, il mio ottimismo e il mio auspicio affinché le storie si possano concludere nel miglior modo possibile.
Considerazione personale. E’ una gioia vedere che il cucinare e mangiare insieme facciano da collante in una vita di coppia… Lo scoprirete nel libro ed allora…imparate gente, imparate.g.p.
Giuliana Pedroli, giornalista, conduttrice radiofonica ed esperta di comunicazione