Marilisa D’Amico, costituzionalista dell’Università Statale di Milano
intervista di Tiziana Moriconi (Fecondazione eterologa)
Né un sì né un no. La Corte Costituzionale, chiamata oggi a esprimersi sulla legittimità della parte della legge 40 che vieta il ricorso alla fecondazione eterologa, mantiene di fatto la questione in sospeso.
La decisione, infatti, rimette tutto nelle mani dei tribunali di Milano, Firenze e Catania, quelli che avevano sollevato il dubbio di incostituzionalità e chiesto il suo intervento. Galileo ha intervistato Marilisa D’Amico, costituzionalista dell’Università Statale di Milano e tra gli avvocati coinvolti nei processi, per cercare di chiarire il senso di questa presa di posizione.
Professoressa D’Amico, cosa succede ora?
"La sentenza è interlocutoria e rimanda la questione ai tribunali che hanno sollevato il dubbio di incostituzionalità. Questi dovranno riduscutere i casi alla luce della sentenza dello scorso 3 novembre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, secondo cui vietare la fecondazione eterologa non lede i diritti delle coppie sterili. E con cui si è ridata piena discrezionalità agli Stati membri per un tema così sensibile".
E’ una sentenza deludente?
"La decisione non è totalmente negativa: non è un no, ma vi è una apertura nei confronti dei tribunali. Le migliaia di coppie italiane sterili, però, rischiano di rimanere in un limbo per altri due anni almeno; i tribunali, infatti, dovranno riconsiderare i casi e decidere se sollevare di nuovo il problema di incostituzionalità alla Consulta. In tal caso, questa sarà chiamata nuovamente a esprimersi".
C’è la possibilità che i tempi siano più brevi?
"Ci sono alcuni tribunali, tra cui quello di Bologna, in attesa della decisione odierna della Corte Costituzionale. C’è la possibilità che i giudici, pur considerando la sentenza di Strasburgo, decidano di chiedere l’intervento della Consulta. In tal caso, i tempi potrebbero essere più veloci. Il disagio in cui si trovano le moltissime coppie infertili è così palesemente grave e ingiusto che ci si dovrebbe attendere un intervento della politica".