Non c‘è stato nessuno, uomo o donna, che non l’abbia desiderata. Uno per possederla l’altra per somigliarle. Ma è stato impossibile perché gli uomini li ha scelti e la sua bellezza era e resta inarrivabile.
Povera Marilyn! Prima invidiata poi sommersa dalla compassione per avere dimostrato con la sua stessa vita che il successo non sempre paga la felicità.
Marilyn, che ha vissuto un’infanzia travagliata e turbolenta, molestata fin da quando era bambina. Norma Jean, il suo vero nome, si è portata dietro e per tutta la sua breve esistenza, il desiderio di riscatto di amore, di famiglia. Sempre alla ricerca di quanto credeva le fosse stato sottratto, di sollevarsi dalle umili condizioni in cui era nata e cresciuta.
Per raggiungere tutto ciò, per conquistare il pubblico, l’amore, userà la sua femminilità, la grazia e la bellezza fisica di cui era dotata , e il sesso. Tre matrimoni, molti amanti, utili e potenti, uomini comuni e intellettuali. “Burrosa, appetitosa, dolce, sensuale, profumata e piacevole al tatto” Marilyn era diventata il sogno collettivo.
Ma non era solo quello. Essa impersonava anche la ragazza di umili origini che con tenacia e volontà sfonda un muro per diventare un simbolo inimitabile.
Non sappiamo fino infondo il prezzo pagato. L’hanno raccontata come una donna profondamente sola, disperata, dipendente da farmaci e stupefacenti.
Interprete assoluta del fascino straripante che l’avvolgeva a proteggerla e contemporaneamente ad esporla dietro i riflettori e gli schermi.
Non uno per Marilyn ma tanti lui, che l’hanno usata, posseduta e sfruttata.
Con Arthur Miller le era sembrato diverso.
La storia è quella di un incontro.
Basta poco. Lei sorride e muove i fianchi ondeggiando, lui è un intellettuale, scrittore, sceneggiatore che pare perdersi in lei.
Entrambi e diversamente artisti. Due opposti: una sex symbol del cinema Hollywoodiano, lui un drammaturgo cerebrale pluripremiato. Lei è famosa per il suo corpo, e per i film Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, Come sposare un milionario, A qualcuno piace caldo, lui per le opere Erano tutti mie figli, Morte di un commesso viaggiatore, il Crogiuolo, Uno sguardo dal ponte.
Lei per le sue discusse frequentazioni, lui per inseguire i suoi fantasmi americani.
Lui è parole e pensieri, lei è sorriso e leggerezza.
E nel 1956, all’ apice della fama di entrambi, convolano a nozze.
Ma, come era scritto nel cielo, il loro amore fu tormentato, gioioso ma incompatibile.
Lui non riuscì a trasformarla nella donna colta di cui aveva bisogno accanto a sé, lei non riuscì ad avere il figlio che desiderava da sempre e a soffocare la voglia di vivere alla sua maniera, l’unica che avesse conosciuto fatta di eccessi, di alcol e droghe. La depressione s’impadronirà di lei, la rabbia e il disgusto di lui.
Dopo 5 anni di matrimonio e vari tentativi di riconciliazione divorzieranno, a Ciudad Juarez in Messico il 24 gennaio 1961, separando per sempre le loro strade e il sipario sulla loro storia cadrà definitivamente
Naufragata nella bellezza, nei sentimenti, nelle illusioni, nelle droghe, Marilyn morirà per overdose (il come è avvolto ancora nel mistero) il 5 agosto del 1962.
Con il “talento” che da sempre aveva inseguito: “Non desidero niente altro. Uomini, denaro, amore, ma solo il talento per recitare” verrà trovata nel letto, avvolta da un lenzuolo a coprire il suo corpo nudo, un braccio proteso verso il telefono, sola come in fondo era sempre stata.
Miller rifiuterà di prendere parte al funerale.