Dialogo aperto, dalla maternità surrogata alla politica internazionale fino alle donne arrivate ai vertici, di Tiziana Bartolini
Maria Lisa Cinciari Rodano (Roma, 21 gennaio 1921) ha partecipato alla Resistenza a Roma nelle file del Movimento dei Cattolici Comunisti e nei Gruppi di Difesa della Donna, subendo anche il carcere. È sempre stata dirigente politica e anche tra le fondatrici dell’Udi, di cui è stata prima presidente e poi dirigente con vari incarichi fino al 1970. Iscritta al Partito Comunista Italiano dal 1946, è stata consigliera comunale a Roma (1946/1956), deputata (1948/1968), senatrice fino al 1972, consigliera provinciale di Roma (1972/1979) ed europarlamentare (1979/1989). È stata la prima vicepresidente donna della Camera dei deputati (1963/1968). Ha 5 figli, 11 nipoti e 10 pronipoti. Attualmente è impegnata nel seguire attivamente le iniziative dell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria.
MATERNITÀ SURROGATA
“Sono contraria alla gestazione per altri perché penso che la maternità non si possa comperare. In questa pratica, che viene anche chiamata ‘utero in affitto’, vedo l’idea liberista per cui tutto è mercato e tutto si può vendere e comperare. Credo che l'utero non sia comperabile né vendibile, ma soprattutto non lo è il figlio. Condivido l’opinione di Lea Melandri che sia uno sfruttamento della capacità procreativa femminile con l’aggravante di classe. Ritengo quindi giusto che sia vietato per legge, o almeno sanzionato. Invece penso sia ragionevole che in una coppia che si costituisce, se uno dei due ha un figlio, sia possibile farlo diventare il figlio di entrambi, sia possibile adottarlo”.
La pacatezza e semplicità di Marisa Rodano sono figlie di una lunga esperienza umana e politica. La sua chiarezza è illuminante. “Non capisco le ragioni della confusione che si è fatta tra l’appello di chi chiedeva all’Europa una normativa contro la gestazione su commissione e la proposta di legge Cirinnà che non interferisce con questo dibattito e intende, giustamente, consentire alle coppie, anche a quelle omosessuali, di riconoscere il figlio o la figlia dell'altro/a. Confesso che poco capisco la necessità di ricorrere ad una soluzione estrema come quella dell'utero in affitto quando ci sono migliaia di bambini abbandonati. In Italia sono centinaia i minori soli, sfruttati non si sa bene da chi ed esposti ad ogni tipo di crudeltà. Potrebbero essere adottati, non farlo è una cosa scandalosa e sbagliata”. Una aspirazione antica, forse: quella di avere un figlio ‘mio’… “Torniamo al possesso, all'idea che tutto possa essere comprabile come una merce”.
NUOVI DIRITTI, POLITICA, FEMMINISMI
Il progresso scientifico, con la possibilità dell’inseminazione artificiale, ha aperto le porte sulle nuove frontiere dei diritti, ma Rodano spiega chiaramente che “i diritti non possono essere illimitati e che il confine è delineato dalla libertà e dalla dignità dell'altro. Chi vende pezzi del suo corpo non può dirsi libero anche se non gli viene imposto”. Ma perché a suo parere si è aperta una polemica così aspra tra femministe, tra donne che hanno fatto percorsi di riflessione e lotte simili?
“Sui movimenti delle donne, oggi, (o, meglio, sui gruppi di donne, presenti soprattutto in modo virtuale, sulla rete) le considerazioni che si possono fare sono tristi. Viviamo in un mondo contrassegnato dalla forza dei media e per esistere devi far parlare di te. D’altro canto la tendenza alla personalizzazione individuale – tipica anche delle forze politiche che ormai sono tutte espressione di una persona o al più di una corrente – ha contagiato anche le donne. I movimenti, o almeno una parte, si sono adeguati a questo meccanismo perverso che intreccia da un lato la pervasività della comunicazione e dall'altro una politica individualista. In questo modo le donne cercano di ottenere visibilità”. Ma la visibilità non ha nulla a che vedere con l’ottenimento di risultati concreti: le battaglie delle donne in anni passati hanno ottenuto leggi e hanno inciso concretamente nella società italiana.
Marisa Rodano, nell’Udi e nel Partito Comunista Italiano, è stata alla testa di grandi battaglie che riguardavano milioni di donne. Oggi sono tante le associazioni di donne, che hanno anche molta visibilità, ma non c’è una mobilitazione diffusa sui temi del lavoro, sulla mancanza dei servizi sociali, sull'età della pensione. Come lo spiega? “Penso che una delle spiegazioni sia riconducibile al femminismo che, se ha profondamente mutato la coscienza di sé delle donne e la loro libertà, ha portato, almeno in una parte del movimento, al rifiuto della politica e delle istituzioni e addirittura delle elezioni; qualcuna ha teorizzato persino il non voto. Questa visione ha avuto la conseguenza di ridurre il problema della emancipazione e liberazione femminile ad un fatto individuale o a due, con l'altro sesso o con lo stesso sesso. Si è perso di vista il rapporto con i problemi. Si è così perduto un patrimonio di consapevolezza della lotta collettiva: 'insieme si lavora, si lotta e si vince'”.
Però abbiamo tante donne ai vertici, in Italia e non solo, che ci sono arrivate senza dirsi o sentirsi femministe o figlie di quei movimenti. “Il femminile lo costruisci giorno per giorno, nelle singole circostanze. Non si può stilare un vademecum. Per esempio ho apprezzato l'intervento della ministra Maria Elena Boschi quando si è discussa la mozione di sfiducia nei suoi confronti alla Camera dei Deputati; penso che solo una donna poteva farlo con quegli argomenti, non si è buttata sul politichese e ha fatto la cosa giusta anche sul piano politico. È la conferma che se le donne introiettano il modello maschile e si comportano da uomini, abbiamo perso tutte”.
LA SINISTRA, L’EUROPA
La tua vita politica è stata tutta nel Pci. A distanza di tanti anni, anche dalla scomparsa di quel partito, ti definisci ancora comunista? “Posso dire che non rinnego il passato, e non me ne pento”. C’è una grande confusione, oggi. Secondo te cosa è ancora di sinistra? “Sono convinta che ci sono alcune questioni che rimangono permanenti: cercare di ridurre le disuguaglianze sociali; offrire condizioni di vita sopportabili alla parte più povera della popolazione; affrontare il problema dell’integrazione degli immigrati; creare le condizioni per l’ingresso dei giovani al lavoro. Queste rimangono questioni fondamentali per le quali una forza di sinistra si deve battere, con una prospettiva di cambiamento dell’assetto sociale per liberarlo dal dominio delle grandi concentrazioni finanziarie e multinazionali. Non si può negare, però, che la sinistra ha delle grandi contraddizioni e non è riuscita a trovare soluzioni o ad analizzare problemi che la globalizzazione ha reso più acuti e ha presentato in modo nuovo. Intanto questa sinistra dovrebbe essere unita quantomeno a livello europeo. E poi ci vorrebbe un’Europa che invece non c’è. In un mondo in cui sono presenti grandi potenze come USA, Russia o Cina, il fatto che l’Europa non sia una potenza politica è gravissimo, ed è remota la possibilità che lo diventi. Anche perché in tanti paesi prevalgono le forze di destra e le divisioni nella sinistra, l’area della socialdemocrazia è ormai debolissima. Sono grandi questioni che non hanno risposte, purtroppo”.
PAPA FRANCESCO, LA RELIGIONE
Sei cattolica e ti chiedo che opinione hai di Papa Francesco. “Mi piace, anche se secondo me finora si è concentrato sul tema dell’ambiente, e ha fatto bene, in vista del summit di Parigi. Ho l’impressione che sulle questioni della morale di coppia sia un po’ più conservatore: ha, evidentemente, una fortissima opposizione interna che al Sinodo della famiglia si è vista bene. Penso che, in questa situazione, aver lasciato al singolo prete la possibilità di valutare caso per caso per la comunione ai coniugi separati che si sono fatti un’altra famiglia, sia stato un passo avanti, vuol dire non condannare a priori e tenere conto delle specificità. Nel complesso mi sembra che stia svolgendo un ruolo positivo e che si muova nella direzione giusta. Sul dialogo interreligioso, per esempio, tende a dire alle altre religioni che, anche se lo chiamiamo con nomi diversi, c’è un solo Dio. Mi sembra una posizione molto avanzata, molto forte.
In un tempo in cui ci preoccupano molto gli integralismi, che ruolo pensi possa giocare la religione? “Sono sempre stata per una netta separazione tra religione e politica. Sono contraria ad un intervento diretto della religione nelle vicende sociali. Il singolo potrà trarre dal suo credo il modo di comportarsi, ma l’essere umano può fare le scelte giuste anche se non è credente”.
UNO SGUARDO SUL MONDO
Concludendo questa conversazione, diamo uno sguardo alle questioni internazionali che ci preoccupano molto. “È abbastanza deprimente che non ci sia più un movimento per la pace, ma mi rendo conto che siamo in guerra con un avversario sfuggente e che non c’è un interlocutore chiaro e definito. Come fare la pace con l’ISIS? Loro non vogliono e noi non possiamo. Le grandi potenze, anche strategicamente, non sono attrezzate per affrontare la situazione, ma bisogna anche dire che l’America e l’Europa l’hanno provocata. Si è pensato che eliminando i dittatori, si potesse introdurre la democrazia dall’esterno. E non ci si è resi conto che i movimenti popolari e democratici avrebbero potuto essere inquinati dall’estremismo religioso perché non erano sufficientemente robusti”.
Ti piace Angela Merkel, definita persona dell’anno dal ‘Time’? “Si può condividere o no la sua politica – e oggi la politica della Germania non è condivisibile – ma non c’è dubbio che lei è una donna capace, è una statista”. Di donne ai vertici di organismi politici e finanziari mondiali ce ne sono molte. Vuol dire che le donne hanno aggiunto la parità? “L’impressione è che ce l’abbiano fatta solo ai livelli alti, mentre nella vita quotidiana continua ad esserci la violenza contro le donne, stipendi più bassi, più disoccupazione”. Insomma il cammino è ancora lungo e c’è da sperare che da lassù, le donne al potere scorgano i bisogni e i diritti negati di milioni e milioni di sorelle che ogni giorno continuano a lottare. Anche per loro.