Melanie Klein, l’erede esemplare di Sigmund Freud

da | Ott 20, 2024 | Dietro la lente

Nel titolo, cito due capisaldi della mia psicoanalisi!
Innanzitutto il grande teorico, Sigmund Freud, che le generazioni di adolescenti stentano a ricordare, il Maestro dell’ inconscio, inventore della pratica “talking cure” per parlare di sé a qualcuno che sappia ascoltare, e di ciò che vi è di più intimo dentro di noi.
In sostanza colui che inventò l’ analisi della psiche e del suo inconscio. Istanza che ricorda ciò che non affiora
di un iceberg, una fondamenta vastissima e profonda, sotto al livello del mare, ma di cui si vede
solo la punta, ovvero ciò che è alla coscienza, ciò che è il sintomo e le formazioni dell’inconscio, come i lapsus, i sogni, i neologismi e gli atti mancati.
Dimensione irrazionale e “segreta”, perché legata alle verità del soggetto, più difficile da accettare con la propria morale o coscienza, composta da traumi e legami rimossi, divenuti tali per il dolore e la sofferenza che arrecano.

Melanie Klein, di origine ebraica e nata nel 1882 a Vienna (allora centro della cultura mitteleuropea), è la sua erede più fertile per le sue idee e concetti che gli hanno fatto eco, ma rinnovando la teoria freudiana.

Si ricorda come la First Lady della psicoanalisi classica per la sua tecnica della psicoanalisi infantile. Scrisse “Invidia e gratitudine” nel 1957, che si riferisce a due fasi della costruzione della personalità, composta da un’iniziale invidia e poi, elaborata in una profonda gratitudine verso la madre, elemento-cardine della teoria Kleiniana.

Infatti Melanie Klein ha dato molto rilievo al rapporto materno-filiale come fondante le nostre relazioni oggettuali, ovvero con l’ Altro. Che si struttura fin dalla nascita, ha quasi un iniziale ma importante completamento verso i 4-5 anni quando il soggetto attraversa la posizione schizo-paranoidea e quella depressiva e successivamente si separa simbolicamente dalla madre per interessarsi al mondo sociale, compiendo la sua evoluzione nell’ attraversare il complesso di Edipo, che orienta sessualmente il bambino.

La tecnica per prendere in cura i bambini è il gioco simbolico, ed evidenzia la capacità di creare un legame con il/la terapeuta, formando un trasfert con lui/lei. Infatti la nota psicoanalista crede che sia possibile un rapporto terapeutico di transfert, nonostante i legami con i genitori siano ancora in evoluzione, non completamente costruiti, concetto quest’ultimo della psicoanalisi classica di Sigmund e Anna Freud.

Curò così casi gravi di autismo o psicosi infantile. Ricordo per citare un caso emblematico, “il caso Dick”, un bambino di circa 4 anni, mutacico, cioè con mutismo selettivo, e restio agli scambi comunicativi.
Ma perché parlare proprio del caso Dick?
Perché la grande psicoanalista viennese, trapiantata a Londra nel 1926, grazie ad un altro epigone freudiano, Ernest Jones, usava proporre ai piccoli pazienti come Dick, interpretazioni audaci che dovevano funzionare come simbolo-chiave per permettere di accedere al linguaggio normale condiviso da tutti. Melanie Klein fu una vera rivoluzionaria del mondo psicoanalitico rendendolo efficace nel curare i piccoli pazienti!

Ricordo che la mia prima psicoterapia infantile, con un soggetto di qualche anno più grande di Dick, che chiamerò Marco con un nome di fantasia, ho voluto impostare la stessa prassi interpretativa, come per “iniettare” con la forza della parola simbolizzabile dal bambino, i significanti utili, per sviluppare una struttura di legame con i suoi genitori. Ad oltre 10 anni dal termine di questa cura, Marco si può descrivere a tratti silenzioso, riservato, ma comunica con tutti.

Melanie Klein ha inventato oltre alla capacità di instaurare un trasfert con l’adulto di riferimento, il concetto di “matricidio”.

Se per Freud l’Edipo aveva il suo completamento ideale nel “parricidio”, per la Klein è il legame materno-filiale quello da cui emanciparsi, separarsi per autonomizzarsi come soggetto singolare. Specialmente se si tratta di una donna. Questo è il senso del “matricidio”. A volte, infatti, è proprio così, il nostro legame più amorevole con nostra madre è segnato da ambivalenti conflitti, con sentimenti di rabbia o rancore, indicibili al mondo esterno, che una buona psicoterapia psicoanalitica mette in rilievo e aiuta a riconoscerli, per trasformare la competizione o la sfida che essi producono, in dialogo e confronto, simpatia e gratitudine soprattutto.

Figlia putativa di Freud, sua erede di tanta sua opera, pensatrice straordinaria ancora oggi sia per la psicopatologia che per alcune linee della direzione della cura, personalmente ho amato Melanie Klein per aver inventato una teoria potente a spiegare precocemente, mettendo in evidenza l’età evolutiva fino ad allora poco valutata, a parte per studiose come Maria Montessori ma per lo studio dell’intelligenza, come per Jean Piaget.

La sua concezione di madre potente per l’evoluzione della persona, da concepirla come “unica”, rendono il senso comune significativo quando reputa il legame con la propria madre dominante e fondante la vita di ciascuno di noi.